Per il quinto anno consecutivo Sabina Albano organizza presso la sua SABINALBANO Modart Gallery una mostra dedicata al patrono di Napoli dal titolo “Gennaro/San Gennaro – uomo e santo”. L’inaugurazione, nella quale è previsto anche un intervento musicale di Ciro Raciti voce e tammorra, avverrà come consueto il 19 settembre, ricorrenza del calendario liturgico della Chiesa Cattolica, e proseguirà fino al 29 dello stesso mese nella sede di via Vetriera 15. Per l’allestimento della mostra sono stati coinvolti 18 artisti, scultori, pittori e fotografi, i quali, senza condizionamenti e linee guida, hanno realizzato la loro personale visione dell’uomo o del Santo Gennaro. Due facce della stessa icona e persona amata tanto dai fedeli quanto dagli atei, e celebrato sia Chiesa Cattolica che dalla Chiesa Ortodossa. Due facce come il dio pagano Giano, che rivolge uno sguardo al passato ed uno al presente, e da cui deriva etimologicamente il nome di Gennaro dato ai bambini nati nel mese di gennaio. Due facce che diventano molte più se si pensa alle 18 opere realizzate per l’occasione e le numerose interpretazioni che i fruitori potranno dare recandosi alla mostra.
Le vicende della vita e dei martirii di San Gennaro sono molteplici ed hanno offerto interessanti spunti agli artisti coinvolti, Gianni Abbamondi, Marco Abbamondi, Nicolas Arjona, Salvio Capuano, Rosso Carminio, Alessandro Cocchia, Roberta Cardisco, Carminde Dello Ioio, Roberto di Bianco, Fabio Finamore, Salvatore Graf, Antonio Iazzetta, Schatzy Mosca, Angelo Moscarino, Giuseppe Panariello, Salvio Parisi, Mariano Stellatelli, Gianni Versace Private Collection. Le leggende narrano che Gennaro, allora Vescovo di Benevento, dove la tradizione colloca i suoi natali incerti sul finire del III sec d.C., si recò a Nola e qui per la sua fede e per la sua opera di proselitismo venne torturato ed arso vivo senza che egli riportasse ferita alcuna; da Nola venne condotto a Pozzuoli, meta primaria secondo altre fonti, dove venne nuovamente imprigionato e condannato a morte. Negli Atti Vaticani si legge che il Santo morì a Pozzuoli dove fu decapitato dopo essere sopravvissuto ai leoni, resi mansueti dalle sue preghiere. Ma la leggenda più conosciuta è senza dubbio quella del miracolo dello scioglimento del sangue, avvenuto la prima volta durante il trasporto nella città di Napoli quando le spoglie del Santo si avvicinarono alle ampolle dove la pia donna Eusebia aveva conservato la reliquia, miracolo che si ripete tutt’ora, salvo qualche eccezione, oltre che il 19 settembre anche il sabato precedente la prima domenica di maggio e il 16 dicembre.
Emma Amarilli Ascoli