Nonostante un fortunale abbattutosi cinque minuti prima dell’inizio dello spettacolo al RavelloFestival 2018 ICONS è andato in scena ugualmente il 7 luglio 2018, non sul previsto Belvedere di Villa Rufolo ma nel magnifico Auditorium Niemeyer, accogliente pur sei di capienza insufficiente ad accogliere tutto il pubblico che aveva fatto registrare l’ennesimo sold out per la Danza.
Il tempestivo intervento dell’organizzazione del RavelloFestival e in particolare del direttore artistico della sezione danza Laura Valente in sinergia con il Comune di Ravello ha permesso che lo spettacolo fosse rappresentato, grazie alla sensibile disponibilità degli artisti e del coreografo McGregor di realizzare lo rappresentazione in un luogo altro senza l’ausilio degli strumenti tecnici.
Forse RavelloFestival è una delle poche eccezioni di eventi estivi che ha la possibilità di utilizzare uno spazio al chiuso in presenza di difficoltà atmosferiche.
La bellezza del movimento danzato, la precisione, la perizia, la fluidità di un’ altissima performance emotiva hanno reso lo spettacolo memorabile, forse ancor più per la forzata essenzialità del palco, approntato con grande tempestività.
McGregor è coreografo dell’indagine del movimento a tutto campo, immerso nel tempo contemporaneo che non può che dialogare con le discipline che afferiscono al corpo in senso lato (dalla medicina alla chimica) e allo spettacolo (uso della tecnologia).
La combinazione di codici/circuiti “matematici” lo conduce alla realizzazione di composizioni coreografiche inusuali, accattivanti, contemporanee con un denso spessore della memoria del passato.
Le sue coreografie ci accompagnano nel “genoma”, matrice di gesti danzati esclusivi, come esclusivi sono i corpi dei danzatori, le cui braccia appaiono ali/prolunghe che esplorano l’universo dell’essere infinito.
Titolo dello spettacolo ICONS e, come le icone rimandano ad un’alterità immateriale costituita dai reticolati immaginari comunicativi disegnati nello spazio dai corpi dei danzatori.
La serata si è aperta con Witness, interpretato da Alessandra Ferri e Herman Cornejo, coreografia e regia di McGregor, con le luci minimali di Clifton Taylor, su musiche di Nils Frahm, esecuzione del 2016 creata per i due grandi ballerini, ispirata alle opere della pittrice minimalista Agnes Martini. Il duo ha condotto lo spettatore in un intreccio di movimenti a tratti brevi piccoli e delicati per poi respirare ed espandersi nello spazio, sempre mantenendo la dimensione tutta umana del piccolo e circoscritto con un’apertura allo spazio “altrove”.
Alessandra Ferri ha espresso la liricità del corpo danzante, l’ideale dell’essenza della danzatrice accompagnata da un partner Herman Cornejo che al maschile ha riproposto lo stesso intento, un “tutto” dove le diversità sono complementari e si proiettano segnali comunicativi.
Alessandra Ferri, applauditissima, ha poi interpretato accompagnata da Federico Bonelli, Woolf Works Duet, tratto dal terzo atto dell’omonimo balletto creato da MaGregor nel 2015 e ispirato alla scrittrice Virginia Woolf, dove il coreografo prende spunto per ogni atto da un testo differente della scrittrice britannica, un duo su musiche di Max Richter e luci di Lucy Carter.
In particolare il duo proposto tratto dal terzo atto Tuesday si ispira al testo Le onde, e focalizza l’attenzione sulla vita dell’autrice e in particolare il momento del suicidio. Il brano ha il sapore dark, dove il senso di finitezza della vita emerge in tutti i movimenti.
Il RavelloFestival con questa coreografia ha regalato al pubblico una prima esecuzione italiana, se si pensa che l’intero balletto sarà realizzato nella prossima primavera alla Scala di Milano.
La Company Wayne McGregor nata nel 1992, ha proposto con i corpi eccellenti differenti ed unici dei suoi dieci danzatori due creazioni di McGregor.
La prima Autobiography Edits, è una coreografia che si presenta sempre nuova, come risultato di un algoritmo di un computer; la sequenza viene scelta al momento e per tanto sfugge alla mera ripetibilità, ogni danzatore deve adattare la propria sequenza a quelle proposte estemporaneamente; per McGregor Autobiography Edits illustra le infinite possibile combinazioni del genoma umano, la possibilità di far ballare il proprio sé con il suo DNA costituto dalle 23 coppie di cromosomi, in una doppia elica di unicità su musiche di Jiin e luci di Lucy Carter.
Il genoma diviene salvadanaio di vita e di creatività nell’essere entità unica che può assumere pressoché infinite configurazioni; la coreografia è stata creata nel 2017 per il Sadler’s Wells London.
Bach Forms, brano conclusivo, è invece di giugno 2018 ed è ispirato a “L’Arte della Fuga” di J.S.Bach; in esso le architetture sonore bachiane incontrano forme danzate del ventunesimo secolo, in un contrappunto espressivo e dialogato.
Tonia Barone
Foto Krusser ©