Una serata suggestiva quella che ha ospitato nel chiostro del Duomo di Salerno martedì 26 giugno uno degli eventi del Napoli Teatro Festival 2018 diretto da Ruggero Cappuccio.
In prima nazionale Alessandro Preziosi ha dato vita ad un reading avvincente con un capolavoro della letteratura americana e mondiale. Un titolo che tutti hanno sentito con personaggi entrati nell’immaginario collettivo, un libro forse difficile, ma grandioso nella sua epicità avventurosa, che narra di infiniti spazi e oceani immensi e di simboliche lotte e di una gigantesca balena bianca. Ma sì, avete visto giusto, parliamo di Moby Dick di Herman Melville scritto nel 1851 e tradotto in italiano per la prima volta nel 1930 da Cesare Pavese che lo vide pubblicato solo due anni dopo.
Sul palco, flagellato da un vento disturbante, i due protagonisti: Paky De Maio con la sua console e la sua musica elettronica a ricreare le varie atmosfere che hanno caratterizzato i vari momenti e l’attore che con la drammaturgia di Tommaso Mattei, per l’occasione ha sfruttato abilmente i vari registri vocali ed una mimica essenziale ma evocativa. Il testo così restituito ha dato vita alle ossessioni del capitano Achab, alla poesia dei grandi silenzi, allo struggimento senza fine per una ricerca dell’altrove, alle lucide considerazioni del marinaio Ismaele oramai piuttosto vecchio del mestiere, alle prese con la quotidianità della baleniera Pequod stagionata e tinta dalle intemperie di tutti e quattro gli oceani e la mitica caccia che lo renderà unico sopravvissuto, orfano di un mondo duro ma formativo ed affascinante. Il dilemma dell’ignoto, lo stupore, la diversità, le emozioni che convivono insieme in questo romanzo, che trasforma il viaggio in un’allegoria della condizione della natura umana, sono affidati alla bravura di Preziosi che in un’alternanza di ruoli, tra la voce roca capitano “roso di dentro e arso di fuori dagli artigli fissi e inesorabili di un’idea incurabile” ed i toni narranti di Ismaele, nei brani tratti evoca i flutti fascinosi ed il coraggio, l’odio e la rabbia, il silenzio delle bonacce, l’Assoluto che l’uomo insegue e non può conoscere mai, la concitazione della pesca ai giganteschi cetacei coi fianchi martoriati dai ramponi. Sold-out al botteghino ed applausi convinti per la performance che è proseguita con uno scritto di Vinicio Capossela dedicato alla balena più famosa della letteratura.
Dadadago
Foto Sabrina Cirillo ©