Ci sono luoghi, borghi, contrade, nel nostro Bel Paese e non solo, capaci di custodire tradizioni e testimonianze non scritte della loro antica cultura.
Di quel patrimonio, a ben osservare troviamo tracce sensibili e indelebili in molte altre espressioni di territori e di popolazioni a volte molto distanti sul nostro lacerato pianeta, tali da rappresentare inconfutabile prova antropologico-culturale di un’unicità di specie che sfida ogni bieco e non argomentabile razzismo.
Il Mezzogiorno d’Italia, con la secolare piaga dell’emigrazione, secondo solo alla grande Africa, ha sparso semi della propria cultura sotto ogni cielo della Terra e anche questo che intende porre in rilievo il primo Festival della Musica popolare del Sud Italia, si terrà al Bosco di Capodimonte dal 21 al 24 giugno, co n la direzione artistica di Peppe Barra.
Non solo concerti serali, ma anche corsi pomeridiani per imparare a ballare le tarantelle e le pizziche seminari e wokshop per conoscere le tradizioni popolari del sud Italia.
Paesi, borghi, contrade che fanno giungere l’eco della tradizione, come accade per Carpino, splendido comune in provincia di Foggia, che ha fornito modelli, giri armonici, pattern, diremmo con termine anglosassone, per tanta musica di ispirazione popolare degli ultimi decenni, musica che si è affiancata senza frizioni o rigetto alcuno, a quella della più autentica tradizione del Gargano.
Oggi il gruppo dei “I Cantori di Carpino”, protagonista del concerto del 22 giugno, è impegnato nel lavoro, vorremmo dire nella missione, di ricerca e riproposizione del ricco patrimonio culturale di cui la loro terra è custode, come molti ricercatori di fama mondiale hanno evidenziato, da Alan Lomax a Roberto Leydi, da Diego Carpitella fino a Roberto De Simone, che, a partire dalla metà degli anni ’60, ha riproposto, nella propria ricca e personale lettura con la “Nuova Compagnia di Canto Popolare” , tarantelle, serenate, tammurriate.
In accordo o meno con l’interpretazione di De Simone, ma sempre per suo merito, si sono sviluppati i fenomeni di artisti come Eugenio Bennato, Teresa De Sio, Napoli Centrale, Carlo d’Angiò, Pino De Vittorio.
Il certificato di battesimo de I Cantori di Carpino è datato 1924, ma raccoglie già secoli di tradizione orale; a dare vita al primo atto ufficiale del gruppo sono Andrea Sacco, Gaetano Basanisi, Rocco di Mauro, Antonio Di Cosimo, Micheleantonio Maccarone ed Angela Gentile.
Erano quegli anni ’20 del novecento, quelli in cui l’emigrazione dalla terra di Puglia immolava un ennesimo martire: Nicola Sacco, che insieme con il piemontese Bartolomeo Vanzetti, sancivano con il sangue della lotta alle discriminazioni un’unità d’Italia allora come oggi, di fatto, incompiuta.
La musica popolare di tradizione orale nella zona di Carpino, nel Gargano, che Alan Lomax riporterà nei suoi preziosi taccuini di un viaggio musicale, nasce e si diffonde tra contadini, pescatori e artigiani del luogo fin dal XVIII secolo e in parte essa viene a far parte del bagaglio dei molti giovani pugliesi che si recano nei Conservatori napoletani durante il secolo d’oro della musica.
Attualmente I Cantori di Carpino sono: Nicola Gentile (tammorra e voce), Rocco Di Lorenzo (chitarra battente e voce), Gennaro Di Lella (chitarra francese), Antonio Rignanese (chitarra battente), Rosa Menonna (castagnole e voce) con le new entry dei giovanissimi Francesco Di Perna (chitarra acustica e voce) e Piero Manzo (tammorra, voce e ballo); Il gruppo è curato da WMusic di Massimo Bonelli ed è prodotto da Renato Marengo, giornalista e musicologo, fondatore del Napule’s Power.
Nei prossimi giorni sarà in uscita il nuovo CD de I Cantori di Carpino, che verrà pubblicato da Squilibri Editore come libro-disco patrocinato da Ferrovie del Gargano.
Dario Ascoli