Il concerto di apertura che ha inaugurato venerdì 18 maggio 2018 il cartellone del teatro Verdi di Salerno ha già di per sé un titolo evocativo: Bach is in the air.
La sala è gremita, moltissime le presenze giovanili, certo l’occasione è ghiotta:a suonare con due pianoforti combacianti si ritrovano Ramin Bahrami, pianista iraniano famoso interprete e divulgatore della musica del compositore tedesco e Danilo Rea, uno dei più grandi jazzisti italiani che vanta solide basi classiche ed una versatilità comune a pochi. Dal loro incontro è scaturita una lunga collaborazione che ha dato luogo, oltre a molti live anche all’incisione del disco omonimo del 2017 che racchiude il mondo bachiano riletto dalle due sensibilità artistiche. La formula concertistica attinge ad una consuetudine fondamentale insita nella pratica strumentale e vocale: quella di improvvisare e variare, pratica che nella musica “classica” si è sempre più affievolita negli ultimi due secoli, fino a perdersi del tutto (ricomparendo con prepotenza nella musica contemporanea come testimonia appunto il jazz) ma l’originalità del duo sta nel non tradire la scrittura colta di Bach poiché Bahrami la suona così come egli la scrisse, seppur con qualche licenza poetica e nel contempo Rea improvvisa sull’altro pianoforte. Le loro versioni di brani famosi come l’Aria BWV 988 dalle variazioni Goldberg o il Preludio in Do maggiore 846 dal primo libro del Clavicembalo ben temperato che introduce l’Aria sulla IV corda BWV1068, esprimono una grande creatività nel rispetto dello stile. Le improvvisazioni di Rea adottano un linguaggio jazzistico, anche se non sempre, ed il risultato dialogante tra i due pianisti restituisce su architetture contrappuntistiche, armoniche e melodiche di Bach, un discorso musicale sempre molto intrecciato, che non perde di bellezza ma anzi acquisisce nuove sfumature. Una serata che scorre veloce, con un piglio anche esplicativo da parte dei due simpatici musicisti, fornendo un nuovo approccio d’ascolto con il Preludio in Si minore BWV 855A, il celebre corale tratto dalla Cantata BWV 147 Jesus bleibet meine freude, il vezzoso Minuetto in Sol maggiore BWV 114 dal Quaderno di Anna Magdalena, il Preludio in do minore BWV 847, la Sarabanda dalla suite inglese n. 3 in sol minore BWV 808, la Sinfonia n. 11 in sol minore BWV 797, la Siciliana dalla sonata per flauto in Mi bemolle maggiore BWV 1031, la Sarabanda dalla Partita n. 1 in si minore BWV 1002, in pratica tutti brani incisi dal duo in una rivisitazione che non perde di vista la cantabilità in un giusto connubio fra melodia ed improvvisazione che sembra fluire spontanea. Una contaminazione accattivante che è molto piaciuta al pubblico che si è goduto due bis. Au revoir.
Dadadago