Tredici Canti di ordinaria follia

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Sono passati 40 anni da quel 13 maggio 1978, giorno in cui si aprirono le porte dei manicomi grazie all’intervento dello psichiatra Franco Basaglia, cui si deve il nome della legge che regolamentò l’istituzione dell’assistenza psichiatrica pubblica. Il ricordo di un paese in cui i diversi venivano additati come matti e rinchiusi perché non contaminassero la collettività, sembra sfumato nel tempo, eppure l’integrazione di coloro i quali non corrispondono ai canoni stabiliti dalla moderna società è tutt’altro che raggiunta. Alcuni criteri sono cambiati, altri sono tristemente immutati ed una riflessione sull’imposizione dell’omologazione continua ad essere urgente e necessaria.
È questo il tema che la scrittrice e giornalista Anna Marchitelli racconta nel suo primo lavoro in prosa “Tredici canti (12+1)”, edito per la Piccola Biblioteca Neri Pozza. Il volume è stato presentato il 26 maggio all’interno della prima rassegna “Napoli Città Libro” (24-27 maggio) fortemente voluta dal comitato Liber@ Arte che dopo nove lunghi anni ha riportato nella città di Napoli il Salone del Libro e dell’Editoria. Nella cornice del complesso monumentale di San Domenico Maggiore, nel pieno centro storico partenopeo, oltre all’autrice dei racconti, a presentare il volume è intervenuto il direttore del Corriere del Mezzogiorno, Enzo d’Errico, che ha seguito il lavoro della Marchitelli fin dalle sue origini, quando cioè le ricerche dell’autrice erano ancora esclusivamente di carattere giornalistico.
L’interesse della Marchitelli nasce nel 2010, quando Anna Sicolo apre l’Archivio dell’Ex Manicomio Leonardo Bianchi a giornalisti e scrittori, permettendo alle storie della struttura psichiatrica e dei suoi pazienti di circolare.
Con i suoi racconti l’autrice cerca di restituire agli uomini e alle donne del Leonardo Bianchi quella dimensione umana persa dietro le fredde cartelle cliniche ed animata dalla convinzione che, citando le sue parole, “la follia non è un concetto così lontano da noi, si cade nella follia quando all’individuo viene impedito di esprimersi nelle sue manifestazioni”, ha dato voce ai pazienti raccontando la loro verità, quella verità che in passato gli era stato negato di esprimere. Il pensiero corre spontaneamente ai versi del cantautore genovese Fabrizio de André “tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole”, versi liberamente ispirati alla poesia “Frank Drummer – Un Matto” di Edgar Lee Master inserita nell’ “Antologia di Spoon River”, che molti richiami ha con i “Tredici canti” di Anna Marchitelli, nonostante quest’ultima abbia preferito ai versi una prosa non priva di lirismo per raccontare i suoi protagonisti.
La scelta di narrare solo 13 delle numerose storie custodite nell’Archivio si è rivelata estremamente felice per i richiami numerologici; il numero 13, oltre a ricordare la storica data del 1978, secondo la tradizione rappresenta la morte, la trasformazione e la rinascita.
Non solo 13 ma 12+1 come lo stesso titolo sottolinea, 12 matti più uno sano: Renato Caccioppoli, brillante matematico che dichiaratamente antifascista sfuggì alla galera grazie all’intervento della zia, la quale convinse le autorità della incapacità di intendere del nipote. Seguendo l’immagine consolidata dalla tradizione pittorica dell’Ultima Cena, possiamo anche pensare a 12 più un traditore: il pentito Gennato Abbatemaggio, che con la sua falsa testimonianza portò al processo Cuocolo. 
Durante la presentazione le voci di Lorenza Sorino e Arturo Scogamiglio hanno fatto vibrare nell’aria alcuni delle storie raccontate da Anna Marchitelli, donando ai “matti” dell’Ex Manicomio la meritata immortalità che gli antichi egizi ponevano proprio al tredicesimo gradino della scala verso la vita etera. Molte ancora sono le storie da raccontare e troppi ancora vivono ai margini della società, il libro di Anna Marchitelli è dedicato a tutti coloro i quali non si arrendono all’omologazione ma vedono nella diversità una ricchezza da proteggere. 

Emma Amarilli Ascoli 

Foto di Emanuele Ferrigno

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