Figaro qua, Figaro là… Bastano queste quattro parole per intuire che lo spettacolo visto sabato 24 marzo 2018 è una versione particolarmente originale della famosa opera buffa di Gioachino Rossini, quel Barbiere di Siviglia andato in scena nel 1816 con il titolo Almaviva, o sia l’inutile precauzione su libretto di Cesare Sterbini, tratto dalla commedia omonima francese di Pierre Beaumarchais del 1775. Rivisitata dalla compagnia Teatro Immagine la trama concitata che gioca sui travestimenti, sulla contrapposizione vecchi/giovani, sulle agnizioni tardive diviene una gustosa miscela di elementi provenienti dalla Commedia dell’Arte, genere che ha reso celebre il cast artistico veneziano anche a livello internazionale. Ed ecco che Bartolo diventa Pantalone de’ Bisognosi: avaro, sospettoso, eternamente innamorato d’una fanciulla molto più giovane. E Figaro somiglia ad Arlecchino, sempre pronto a seminare intrighi attorno a lui, il Conte d’Almaviva ricorda Florindo, l’innamorato dell’Arlecchino servitore di due padroni e Rosina è la classica giovane innamorata mentre Don Basilio, maestro di musica, sapientone e corruttibile, ricorda inevitabilmente il panciuto Dottor Balanzone. Con queste premesse il Barbiere di Siviglia in guisa dei Commedianti dell’Arte diretto da Benoit Roland diventa come accade nelle altre produzioni dissacranti e divertenti della compagine veneta, uno spettacolo godibile che questa volta si avvale anche della musica dal vivo eseguita da Claudio Cecchetto alla fisarmonica, nelle vesti di Gilberto il musico. Indiscutibile la bravura degli interpreti mascherati e non, impegnati anche sul fronte canoro: Ruggero Fiorese nelle vesti di Figaro, Roberto Zamengo Bartolo mercante brontolone, tutore di Rosina Martina Boldarin, il pepatissimo Daniele Baron Toaldo, Conte d’Almaviva e lo straripante Luca Gatto, Basilio dottore in latino. Elaborati e coloratissimi i costumi contribuiscono alla messinscena in chiave farsesca ed appropriato il disegno luci curato da Lorenzo Riello. Questi i punti di forza. Però… diciamo che la verve degli attori non supplisce ad un andamento ritmico altalenante in cui non mancano momenti brillanti, con accenni alle vicende nostrane di qualche anno addietro (Bunga Bunga…) e varie gag comiche efficaci ma nel complesso l’allestimento risulta un po’ carente di espedienti e di trovate che hanno reso questo gruppo artistico tanto celebre e acclamato. Una fissa scenografia fa da sfondo alla vicenda in cui il giovane conte d’Almaviva grazie all’intervento di Figaro cerca di strappare all’avido Bartolo, la viperina Rosina; l’impresa è condotta a termine, in un susseguirsi di entrate e uscite, cambi di ruoli e costumi ma la messinscena a tratti sembra ricalcare lo schema tipico dell’opera buffa che alterna recitativo (che in genere è privo di attrattive musicali e serve per mandare avanti l’azione e la trama) e arie (in cui si dispiegava il virtuosismo dei cantanti, particolarmente attese dal pubblico) nell’arco di due tempi.
Messo in chiaro questo, ad onor del vero, riferiamo che non sono mancati gli applausi a scena aperta per gli interventi musicali e per i picchi comici da parte del pubblico del Festival XS qui al teatro Genovesi di Salerno.
Dadadago