La Capitale del Rinascimento, che incanta per l’atmosfera e la bellezza storica dei suoi palazzi, il Duomo, il campanile di Giotto, il Battistero, la Cupola del Brunelleschi, il Ponte Vecchio, la Galleria degli Uffizi ha offerto anche una due giorni di grande musica al Teatro dell’Opera di Firenze con “Alceste” di Gluck” e “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini, il 21 e 22 marzo.
Elegantissimo l’allestimento di Pier Luigi Pizzi che firma anche regia, scene e costumi di “Alceste”; moderno e curatissimo riesce perfettamente nell’intento di svecchiare l’opera, datata 1767, squisitamente ricercata la direzione di Federico Maria Sardelli che trasmette la profonda conoscenza della prassi esecutiva del barocco alla splendida orchestra ed al coro del Maggio curato dal maestro Lorenzo Fratini ricreando un’aria di eterea sublimazione.
Efficaci Nino Surguladze in Alceste e Leonardo Cortellazzi in Admeto; lodevole l’Ismene di Roberta Mameli, emozionante e avvincente artista; mirabile è il risultato dell’Evandro di Manuel Amati, preciso, attento ed espressivo giovane artista dell’Accademia del Maggio, così come, supera bene la prova Adriano Gramigni nel ruolo del banditore/oracolo.
Di tutt’altro tono il nostro coloratissimo Barbiere di Siviglia, opera buffa per eccellenza con firma Damiano Michieletto, che giocando con la fantasia usa oggetti comuni come sedie, scale, grandi palloni in mano ai protagonisti (tutta qui la scenografia) che vestiti o meglio travestiti con costumi animaleschi ,che enfatizzano le caratteristiche caratteriali più rilevanti dei loro personaggi, danno vita all’opera, incentrata intelligentemente e simpaticamente sull’evocazione del viaggio in treno, inteso come viaggio della vita.
Direzione affidata a Giuseppe Grazioli che nonostante la presenza del coro in buca, ben è riuscito a tenere l’orchestra nella giusta sonorità per cercare di contenere la dispersione delle voci, plausibile in un palcoscenico così grande e vuoto.
Apprezzabile tutto il cast: Paola Gardina in Rosina, Omar Montanari in Don Bartolo, Levy Sekgapane nel Conte di Almaviva, Luca Dall’Amico in Don Basilio bella voce e bella presenza scenica dentro il divertente costume da lucertola.
Il Figaro di Giorgio Cauduro ci regala grandi emozioni con un bel timbro morbido, vocalizzazione perfetta, risultando il migliore in scena, look simpatico con capelli che somigliano a orecchie volpine, scenicamente sicuro.
Corretto e dotato di timbro possente il Fiorello di Jungmin Kim, accurata la graziosa Berta di Eleonora Bellocci anch’essi giovani dell’Accademia che non solo “forma”, ma mette “all’opera” talenti dalle spiccate qualità musicali.
Un grande plauso alla direzione artistica del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino in quanto vogliamo sottolineare la capacità di osare nelle scelte dei titoli, rappresentando spettacoli in calendario molto diversi tra loro, in date ravvicinate, come in questo caso, capaci di catturare sia un pubblico adulto alla ricerca della profondità che ritroviamo nell’elegantissimo Alceste di Pier Luigi Pizzi sia stimolare, il giorno dopo, l’attenzione e la curiosità dei giovani verso l’opera lirica con il geniale Barbiere di Siviglia di Damiano Michieletto.
Un teatro che guarda con attenzione ai desideri di tutta la famiglia.
Gabriella Spagnuolo
Foto di Michele Crosera ©