Finalmente in scena al Teatro Bellini di Catania, dal 16 al 23 marzo 2018, la Traviata “palermitana”, opera tanto attesa dal pubblico etneo per diversi motivi, non solo perché, come ben comprendiamo, risulta essere tra le opere più popolari ed amate e quella più rappresentata al mondo ma anche perché questa produzione “made in Palermo” , andata in scena al Massimo del capoluogo siciliano nel marzo del 2017 tanto aveva fatto parlare di sé, a cominciare dal profumo di Ungaro creato ad hoc.
La trepidante attesa e la curiosità del pubblico catanese sono motivate anche dalla presenza in locandina di alcune voci ben note ed amate, come il soprano Daniela Schillaci (Violetta primo cast, nella foto).
Sontuoso è l’allestimento della Fondazione Teatro Massimo; l’azione si svolge nel primo Novecento, ambientata a Palermo anziché a Parigi, e le scene di Francesco Zito e Antonella Conte (disegno luci di Bruno Ciulli ) risultano perfettamente in stile Liberty, grazie alle ricostruzioni fedeli dei giardini d’inverno e delle grandi vetrate dipinte di Villa Malfitano e del villino dei Florio, famiglie palermitane, ed insieme agli eleganti costumi ricchi di pizzi che ben rendono l’aria festosa della Belle Epoque isolana.
L’idea registica di Mario Pontiggia rende bene l’atto di accusa alla morale borghese, e, criticando i pregiudizi, dipinge Violetta come una donna giovane, bella, che usa il suo corpo per circuire uomini nobili e facoltosi ma che, pur frequentando salotti e vita mondana, possiede cultura e sensibilità.
Il direttore Jordi Bernacer guida con brillantezza e piglio avvincente un ottimo ed esuberante Coro istruito da Gea Garatti Ansini e una valida Orchestra dal bellissimo colore in un’opera popolare per la forza comunicativa; vogliamo evidenziare un momento di magico lirismo in “Addio del passato” dove un elogio particolare va al primo oboe Stefania Giusti protagonista dell’emozionante solo strumentale.
La “nostra” Violetta Valéry (recita del 17 marzo 2018) era Claudia Pavone, interprete sicura benché ancora giovane ed alla ricerca di un fraseggio efficace che possa esprimere l’alternanza dei momenti drammatici e lirici che il personaggio richiede, così come il continuo fluttuare di sentimenti contrastanti.
Gradevole Giuseppe Talamo, Alfredo gentile e abbastanza a suo agio nel ruolo; intenso il duetto di Violetta ed Alfredo che riflette l’amore autentico rendendo l’intimità e il vissuto con forza emotiva sincera.
Considerevole il Germont padre di Francesco Verna, artista siciliano, che ha sfoderato un ottimo volume con voce ben proiettata. Il baritono si è ben calato nel personaggio sia dal punto di vista vocale che nell’espressività scenica.
A completare la buona riuscita musicale la Flora di Sabrina Messina e l’apprezzabile Annina di Carmen Maggiore, rilevante il barone Douphol di Angelo Nardinocchi , efficaci gli altri ruoli, il Grenvil di Dante Roberto Muro , Gastone interpretato da Riccardo Palazzo, il Marchese d’Obigny da Gianluca Tumino per concludere con Filippo Micale interprete di Giuseppe e Salvatore di Salvo in Domestico di Flora e Commissionario.
Lo spettacolo entusiasma e soddisfa le attese ed il pubblico si esprime in calorosi applausi.
Gabriella Spagnuolo