Negli anni ’70 Marcello Rumma impresse una svolta alla vita artistica e culturale del Sud Italia. Salernitano di nascita classe 1941 fu un collezionista geniale e finissimo scopritore di talenti artistici, organizzatore di eventi d’Arte memorabili, e nel 1969 editore coraggioso e intuitivo (“Marchand du sel”, inedito di Duchamp, “L’uomo nero” di Pistoletto, etc.).
Nel 1970 la prematura scomparsa, che determinò la coraggiosa scelta della giovane moglie Lia di raccoglierne l’eredità artistica e morale, divenendo negli anni una nota gallerista ed esperta di Arte Contemporanea, scopritrice di talenti artistici e collezionista tra le più raffinate nel panorama internazionale.
Alla figura di questo intellettuale anticipatore e visionario è stato dedicato un progetto di ricerca presentato il 19 febbraio 2018 nella sala del Gonfalone del Comune di Salerno, fortemente voluto dal Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e organizzato dalla SCABEC, la società regionale che sviluppa progetti di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale della regione.
In programma nel mese di ottobre 2018, il progetto vedrà coinvolte Salerno e Amalfi, oltre il MADRE museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli e si svilupperà in collaborazione con l’Università di Salerno. Affollata la conferenza di presentazione.
Il Sindaco di Salerno Enzo Napoli in apertura, dopo i saluti, ha annunciato l’intitolazione di una strada a questo eminente salernitano, quindi Laura Valente, Presidente della Fondazione Donnaregina ha illustrato i motivi ispiratori e le linee guida del progetto insieme ad Andrea Viliani Direttore del Madre.
«Quello a cui stiamo lavorando – ha chiarito Viliani – in una felice sinergia interistituzionale, non è una serie di azioni, un convegno, una mostra o singole pubblicazioni, ma è una richiesta di assunzione di responsabilità intellettuale. Porre l’investimento in cultura come strumento di una cittadinanza attiva e consapevole, grazie soprattutto all’intuizione della Regione Campania nel supportare la catalogazione, digitalizzazione e condivisione del patrimonio archivistico regionale; un impegno che ci permetterà di investire su ricerca, formazione, sostegno ai giovani e alla sperimentazione. Su questo ha lavorato per tutta la vita e in questo ha creduto Marcello Rumma».
Antonio Bottiglieri, Presidente della Scabec, ha quindi illustrato il ruolo di “attuatore culturale” che la società regionale ha con le sue risorse interne e con i partner, mentre l’assessore alla cultura del Comune di Amalfi Enza Cobalto ha sottolineato il peso culturale e la grande eredità che Marcello Rumma ha lasciato ad Amalfi.
Nella cittadina della omonima Costa, precisamente agli Antichi Arsenali, nel triennio 1966-1968 l’artista organizzò il ciclo di mostre Rassegna d’Arte Internazionale: Aspetti del Ritorno alle cose stesse (1966) a cura di Renato Barilli, L’impatto percettivo (1967) a cura di Alberto Boatto e Filiberto Menna, Arte Povera + Azioni Povere (1968) a cura di Germano Celant, quest’ultima prima mostra in uno spazio pubblico del gruppo dell’Arte Povera di cui fu promotore e ideatore Giuseppe Liuccio, all’epoca presidente dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Amalfi. Il ruolo dell’Ateneo salernitano è stato quindi illustrato dal Rettore dell’Università degli Studi di Salerno Aurelio Tommasetti mentre la moglie dell’artista Lia Rumma, seduta anche lei al tavolo dei relatori, ha voluto parlare non di celebrazione di un evento del passato, piuttosto di radici che hanno prodotto frutti nell’oggi ed ha anticipato l’impegno a creare un centro studi per l’arte contemporanea italiana. Quelle Rassegne, di certo, ebbero risonanza internazionale e resero Amalfi e il territorio salernitano un centro di produzione, riflessione e condivisione pubblica di una pratica dell’arte attiva, molto partecipata e democratica.
E sarà proprio l’Archivio Rumma il primo fondo archivistico di un progetto più ampio che la Regione Campania dedicherà, a partire dal 2018, al patrimonio archivistico regionale, al suo studio, catalogazione, archiviazione, digitalizzazione, esposizione e circuitazione. Una duplice occasione, quindi, non soltanto di studio di una figura centrale della storia culturale del Paese, quella di un vero e proprio imprenditore culturale che nonostante la giovane età ebbe fiuto e lungimiranza nell’organizzare progetti nel Mezzogiorno che contribuirono a cambiare la storia dell’arte internazionale, ma anche ponte per costruire una memoria storica permanente e condivisa, capace di attingere, come punto di ineludibile partenza, dal ricchissimo patrimonio archivistico della Regione Campania e dalla sua migliore vicenda culturale.
Marisa Paladino