Maddalena Crippa è l’interprete principale di Riccardo II e costituisce uno dei prinvipali motivi di interesde nella regia di Peter Stein, prodotto dal Teatro Metastasio nella traduzione di Alessandro Serpieri, in scena la Teatro Mercadante di Napoli dal 5 al 10 dicembre 2017.
Riccardo II ruota interamente intorno all’attrice protagonista, interprete straordinaria, quasi piú ancora che alla vicenda narrata da Shakespeare; relegando sullo sfondo gli altri personaggi.
Il racconto drammaturgico si apre con un antefatto che è la premessa alla guerra delle due Rose: la misteriosa morte di Thomas Woodstock duca di Gloucester in cuo, secondo illazioni, ci sarebbe la mano del re.
La scena principia con il Re Riccardo II al cui cospetto vi è il contrasto tra Bolingbroke e Mowbray, due Pari del regno imputati del delitto, che vengono invitati dal sovrano a risolvere il contrasto in un torneo.
Il pari coraggio ardimentoso dei due contendenti induce il re a sospendere la tenzone e commutarla in esilio per entrambi: a vita per Mowbray per dieci anni, ridotti poi a sei, per Bolingbroke.
Il padre di Bolingbroke, futuro re Enrico IV, Giovanni di Gaunt duca di Lancaster diviene con l’allontanamento del figlio veggente dei futuri disastri e muore di crepacuore.
Riccardo II approfitta di questa morte per confiscare le terre del lord, in un piano per pacificare i ribelli d’Irlanda.
Bolingbroke, spinto da uno spirito di rivalsa, rientra Inghilterra dalla Francia e pianifica una sommossa con l’aiuto dei maggiorenti d’Inghilterra e del popoli per rovesciare il re e assumerne alla sua morte definitivamente la corona, divenendo più tiranno del suo predecessore.
La protagonista Maddalena Crippa ha reso il Re Riccardo II nella moltitudine di sentimenti, imbrigliato nelle maglie della brama di potere, narcisista e lascivo, sprezzante delle sorti altrui, incapace di leggere la sua contemporaneità, succube del potere sino alla sua morte nella difficoltà di trasferirlo ad altri e ucciso dagli intrighi da lui supportati.
Nel monologo finale emerge la sua riflessione sulla vita e la morte, sull’essere manovrato da altri sino e oltre la morte.
I temi divengono immagini uniche che come sostiene il regista grazie all’interpretazione di una donna «Anche la profonda malinconia dell’ultimo monologo di Richard quando sta nel carcere, dove parla dell’inutilità e la mancanza di senso dell’esistenza umana ci può toccare in modo più commovente».
Lo stesso Enrico di Bolingbroke suo antagonista e successore, interpretato con una parlata meccanica come un suo doppio da Alessandro Averone, diviene figura di sfondo e non un vero e proprio contraltare.
Paolo Graziosi nel ruolo di Gant ha commosso il pubblico soprattutto nel monologo del delirio come veggente delle future sciagure che si avvereranno.
Unica altra interprete femminile Almerica Schiavo (La Duchessa di Gloucester/La Duchessa di York) ha ricoperto il ruolo delle due madri che cercano di poter salvare la vita ai propri figli, combattendo per la loro sorte contro i propri uomini.
Lo spettacolo appare ottimamente dosato nell’interpretazione dell’intera compagnia molto nutrita, ognuno ha la capacità di proporre i diversi personaggi interpretati letti da differenti prospettive, Gianluigi Fogacci (Duca di York), lo stesso Paolo Graziosi (John Gaunt/Un Capitano gallese/L’abate di Westminster), Andrea Nicolini (Conte di Northumberland), Graziano Piazza (Thomas Mowbray/Il Vescovo di Carlisle), Giovanni Visentin (Araldo I atto/Lord Willoughby/Sir Piers Exton), Marco De Gaudio (Araldo I atto/Lord Ross), Vincenzo Giordano (Henry Percy), Luca Iervolino (Il Lord Maresciallo/Il Conte di Salisbury/Un assassino), Giovanni Longhin (Araldo atto IV/Sir William Bushy/Il Carceriere del Tower), Michele Maccaroni (Araldo atto IV/Sir Henry Greene/Un assassino), Domenico Macrì (Sir John Bagot/Un assassino/Il Servo del Duca di York), Laurence Mazzoni (Il Duca di Aumerle).
Peter Stein ha costruito il dramma convergendo sulla figura di Riccardo II infatti nelle note di regia afferma «Richard II occupa un posto particolare nell’opera di Shakespeare, anche fra le sue tragedie dedicate ai Re. Il dramma tratta esclusivamente della deposizione di un re unto e legittimo, un tema politico eminente che facilmente si può trasporre ai nostri tempi: è possibile deporre un sovrano legittimo? Il nuovo re non è un usurpatore? Una tale deposizione non è simile all’assassinio di ogni ordine tradizionale?».
Il regista sceglie di rendere unitario il primo atto dove ha concentrato la narrazione dalla discolpa dei due Pari davanti al re sino alla sua partenza per l’Irlanda, una narrazione serrata in cui i personaggi appaiono come immagini sbalzate da un fondo in cui le luci di Roberto Innocenti sottolineano gli stati d’animo, tratteggiati nei costumi di Anna Maria Heinreich, incastonati nelle scene di Ferdinand Woegerbauer.