C’è un luogo stretto in scena, senza nessuna finestra, quasi oscuro, una sorta di recinto schermato che permette, a saracinesche alzate di scrutare la paura, la malattia, la schiavitù, il suo inferno/interno personale, il suo demone privato, ossessivo e pervasivo.
Sì, perché intorno ci siamo noi, a guardare dove conduce la disperazione, la dipendenza dal gioco d’azzardo di Ernesto “aiutato” dall’amico di sempre Ruggero.
ALL IN (Il gioco può causare solitudine) è un testo molto duro di Roberto Nugnes sulla ludopatia, fenomeno in crescita che stravolge la vita e cambia la psiche, in programma al Teatro Ridotto del Mercadante di Napoli dal 4 al 12 novembre 2017 interpretato intensamente da Gennaro Di Colandrea e Geremia Longobardo.
Con rapidi tratti e sequenze cinematografiche la scrittura drammaturgica ci racconta di Ernesto scommettitore di calcio, ippica, poker, gratta e vinci, lotto che in breve, inseguendo il brivido del gioco ha perso tutto: la moglie, la figlia, la casa ma non la voglia o la speranza di rifarsi e vincere. Si è indebitato per grosse somme, che ovviamente non può restituire e lo strozzino lo cerca… Ruggero il suo miglior ed unico amico non ha mai rischiato nulla nella vita, ne tanto meno ha mai scommesso un centesimo e guarda caso fa il ragioniere per l’usuraio che gli ha prestato i soldi. Ruggero ha sempre garantito per l’amico, ma ora la situazione è precipitata: rintanato in un bugigattolo maleodorante, come un animale privato della libertà Ernesto si agita in cerca di una soluzione, pur continuando a giocare, ossessivamente, con una piccola slot machine da arredamento. Tra rimproveri, minacce, litigi e recriminazioni i due arriveranno ad un punto di non ritorno. All in nel gergo pokeristico significa giocarsi tutto ed è quanto accadrà. Ruggero, suo malgrado e vigliaccamente per salvarsi propone l’ultima chance per estinguere i debiti e rimpinguare le casse del suo capo: una roulette russa davanti a scommettitori facoltosi che punteranno sulla vita o sulla morte di Ernesto, colpo dopo colpo. Sopraffatto dagli eventi, protagonista di una situazione surreale, senza via di fuga e di scampo l’uomo gioca la sua ultima scommessa vincente…
Allestito in maniera ineccepibile con la suggestiva e claustrofobica scenografia di Luigi Ferrigno; le musiche originali di Antonio Della Ragione; il disegno luci di Giuseppe Di Lorenzo; i costumi di Giovanna Napolitano; la regia essenziale di Giuseppe Miale Di Mauro, autore e drammaturgo, All In è ambientato in una odierna Napoli, come si evince dal linguaggio iper-realista dei personaggi, in cui è labile il confine tra normalità e malavita ma il disagio, la solitudine, la disperazione che trasudano dallo spettacolo non hanno tempo e non hanno luogo. Quando giocare diventa la cosa più importante e l’esistenza pare non avere più alcun senso di essere vissuta, se non per la prossima puntata per sfidare la fortuna, ogni spazio è buio, ogni posto si equivale, ogni epoca è la stessa. Il ritmo della pièce è incalzante; le dinamiche relazionali, la psicologia dei protagonisti, i loro punti di vista sono felicemente espressi da Gennaro Di Colandrea e Geremia Longobardo credibilmente calati nei ruoli degli amici per la pelle. La loro recitazione fluida e senza sbavature, assieme a luci e suoni, concorre a creare l’ambiguità del rapporto tra i due, la conflittualità che sottende l’assurda vicenda, le atmosfere tese, la suspance palpabile sino al finale a sorpresa.
Uno spettacolo che inevitabilmente riporta alla mente il Giocatore di Dostoevskij e che ne conserva, nella regia, alcuni riferimenti.
“Quando ho letto All In la prima volta – afferma Miale – sono corso a rileggere alcuni passi del libro. È un po’ come raccontare una storia di gelosia e volare con la mente immediatamente all’Otello”.
Meritato successo in prima serata al Ridotto del Mercadante.
Da non perdere.
Dadadago