Lo Stradivari di Isabelle Faust ha fatto vibrare il Sannazaro, l’artista ha infatti riempito di pubblico e di suono il Teatro di via Chiaia che, pur non essendo nato per accogliere concerti, ha piacevolmente ospitato il cartellone dell’Associazione Scarlatti, giunta alla 99° edizione.
La stagione si è aperta domenica 22 ottobre sulle note di Haydn e Mozart splendidamente eseguite dal Giardino Armonico, diretto da Giovanni Antonini, e da la sopracitata stella del violino, Isabelle Faust, entrambi insigniti del Classical Award 2017, che rappresenta l’Oscar per la classica .
Vincitrice dei prestigiosi Concorsi Leopold Mozart e Paganini, Isabelle affascina i suoi ascoltatori grazie allo studio approfondito del contesto storico delle opere che interpreta e che vanno da Bach fino ai compositori contemporanei, sia curandone la prassi esecutiva sia la natura dello strumento in relazione alle tecniche costruttive d’epoca. Si è esibita con orchestre di fama internazionale, quali i Berliner Philarmoniker, la Boston Symphony, la Chamber Orchestra d’Europa, la Sinfonica NHK di Tokyo, la Freiburger Barockorchester, la Mahler Chamber Orchestra ed ha registrato insieme a rinomati direttori d’orchestra quali John Eliot Gardiner, Philippe Herreweghe, Daniel Harding, Bernard Haitink, Andris Nelson e Claudio Abbado con i quale ha vinto numerosi premi per l’incisione dei concerti per violino di Beethoven.
Con il Giardino Armonico di Antonini, ha invece registrato i concerti per violino di Mozart dai quali ha eseguito il K.207 in si bemolle maggiore ed il K. 219 in la maggiore per l’inaugurazione della Scarlatti. L’esibizione ha riscosso enorme successo tanto nelle note mozartiane quanto nelle cadenze composte dalla Faust e le piccole sbavature, piuttosto che guastare l’esecuzione, hanno aggiunto quell’emozione che sono un concerto dal vivo può dare.
I due concerti, rispettivamente il primo e l’ultimo dei cinque scritti nel corso 1775, risalgono al periodo nel quale Mozart, assunto come musicista di corte dall’arcivescovo Colloredo, fu costretto ad abbandonare i propri viaggi e a restare nella realtà cittadina di Salisburgo, ormai troppo stretta per il suo genio.
I concerti risentono dell’influenza italiana che il compositore austriaco fece propria al ritorno dal suo viaggio nella Penisola, ma anche dello stile dei quartetti di quello che nel 1784 incontrò e scelse come maestro, parliamo naturalmente di F. J. Haydn.
Di poco precedenti (1772-74) sono le sue sinfonie n° 47 in sol maggiore e n° 49 in fa minore composte nella cittadina austriaca di Eisenstadt e che abbiamo ascoltato nel corso della serata. Come Mozart, anche Haydn stava vivendo un periodo di isolamento, nel suo caso dovuto al contratto esclusivo con la famiglia ungherese degli Esterhàzy, un isolamento che produsse però fiumi di musica eccelsa. Particolarmente contrapposte, seppur vicine nel tempo, sono queste due sinfonie: la n° 47, che prende il nome di “Palindrome” per il suo terzo movimento, Minuetto al Roverso e Trio al Roverso, basato su un canone retrogrado, presenta una contrapposizione dinamica tipica dello stile italiano; la 49° d’altro canto mostra quel carattere introspettivo ed impetuoso al tempo stesso tipico dello “Sturm und Drang” di area germanica al quale presumibilmente deve il sottotitolo, comparso già negli autografi successivi, di “Passione”, da scartare è invece l’ipotesi che vede questa denominazione come un richiamo al periodo di esecuzione.
L’orchestra del Giardino Armonico, fondata a Milano nel 1885 e da anni apprezzatissima sul palcoscenico internazionale per le sue esecuzioni filologiche, ha reso perfettamente il carattere di queste sinfonie. Ospiti regolari insieme al loro direttore Giovanni Antonini delle più importanti sale da concerto, vantano numerosi premi vinti per le loro incisioni con vivaldiane e non sono con solisti del calibro di Christophe Coin, Viktoria Mullova, Cecilia Bartoli, Bernarda Fink, Julia Lezhneva, Anna Prohaska nonché Isabelle Faust.
Il successo della serata di apertura ha forse reso difficile già in partenza il proposito del presidente Oreste de Pretis di rendere la 100° stagione ancora più memorabile. Ci attendiamo grandi cose per il prossimo anno, che ci è stato preannunciato essere ancor più ricco di eventi, ma per il momento non possiamo che rallegrarci per il lavoro svolto da tutti i membri dell’Associazione nell’allestire una stagione davvero strepitosa già dal suo primo giorno.
Emma Amarilli Ascoli
Foto di Emanuele Ferrigno