Norma: la passione, il conflitto, il sacrificio

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A Salerno, Teatro Verdi gremito per la serata di riapertura della stagione lirico sinfonica: il titolo è allettante, il cast giovane ed affermato, l’orchestra è guidata dal maestro Daniel Oren che tra i vari pregi ha quello di catalizzare l’attenzione dei suoi artisti e di creare strette sinergie tra palco e buca, la regia è affidata a Giandomenico Vaccari, sinonimo di eleganza e professionalità.
Il sipario si leva su Norma, tragedia lirica in due atti di Vincenzo Bellini salutata alla prima, nel lontano 1831, come un capolavoro assoluto del teatro musicale, con le sue pagine celebri entrate da allora nell’olimpo operistico.
«Norma è una tragedia contemporanea ed è una vicenda di due doppie vite di fronte a conflitti di interesse e di sentimenti; la sacerdotessa e Pollione conducono vite a due facce, pubblicamente nemici, privatamente amanti e patiranno il logorio e il senso di colpa prodotti dalle loro finzioni». La vicenda così sintetizzata dal regista, nel nuovo allestimento conserva l’atmosfera arcaica e l’ambientazione druidica: le scene di Flavio Arbetti, in cui imperano menhir, grossi alberi nodosi ad evocare foreste sacre, simboli celtici, erme romane, colori lunari, suggestivamente riconducono allo spirito del libretto, al pari dei vestiti di Giusi Giustino, che non si discostano dalla tradizione. Si sa che Norma riassume tutte le difficoltà riscontrabili in un’Opera: il Belcanto svetta nella vocalità estesa e drammatica della protagonista, è dunque questo un ruolo che abbisogna di un soprano la cui voce unisca potenza, agilità ed estensione, oltreché un’eccellente tecnica di coloratura.
Teodoro Celli coniò il termine “soprano drammatico di agilità”, riferendosi alla più grande Norma mai esistita, Maria Callas, archetipo di tale registro vocale in epoca moderna.

A misurarsi con questo mito e con il personaggio “enciclopedico” della sacerdotessa, ricco di sfumature psicologiche è Gilda Fiume soprano dalla voce morbida e tecnica salda, applauditissima nella splendida “Casta diva” (non bissata come avrebbe voluto il pubblico). La sua Norma ha bellezza vocale e sicurezza nell’emissione, colori, dinamiche ed accenti adatti alle molteplici situazioni drammatiche con una varietà di mezze voci e smorzature di grande fascino, attacchi precisi e non ultima, una presenza scenica di tutto rispetto. Non facile neanche il ruolo di Adalgisa novizia del tempio di Irminsul ovvero Teresa Iervolino, dotata di un timbro scuro quanto basta per renderlo accattivante e una buona attorialità.
Assolutamente a suo agio nei duetti femminili come “Oh! Rimembranza” e “Mira, o Norma” ha condiviso meritoriamente il successo che il pubblico ha decretato a fine serata al soprano. La prova vocale dei protagonisti maschili non riluce di tanta grazia e beltà:Oroveso, capo dei Druidi, affidato al basso George Andguladze non va oltre la sufficienza per la mancanza di suoni appoggiati anche se il timbro non dispiace.
Di Gustavo Porta nel ruolo del proconsole Pollione va detto che nonostante sia un tenore che non difetta per timbro e volume, l’impostazione del suo stile (con molti portamenti e passaggi nel registro acuto talvolta forzati) spesso lo penalizza nel fraseggio e nell’intonazione. Non sono mancati gli apprezzamenti ma non riteniamo che questo modo di cantare possa esser valido per la tragedia belliniana.
Non sfigurano invece Miriam Artiaco in Clotilde la confidente di Norma, e il tenore Vincenzo Peroni in Flavio.
Daniel Oren sempre trascinante e partecipe ha accompagnato le arie e i lunghi duetti con ritmo serrato, caratterizzando con impeto le tensioni emotive. Notevole anche l’apporto del coro diretto da Tiziana Carlini.

Norma applaudita venerdì 20 ottobre 2017, si replica domenica 22 alle 18 con la direzione di Gaetano Soliman e martedì 24 alle ore 19.

Dadadago

Foto Emanuele Ferrigno ©

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