La grande mostra aperta al pubblico alle Scuderie del Quirinale dal 22 settembre 2017 al 21 gennaio 2018, “Pablo Picasso. Tra cubismo e classicismo: 1915-1925″ è composta da più di cento opere tra tele, gouaches, disegni, fotografie, lettere autografe ed altro.
L’esposizione è organizzata dal MIBACT, Ales e MondoMostreSkira in collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi, il Museum Berggruen di Berlino, la Fundació Museu Picasso di Barcellona, il Guggenheim, il Metropolitan Museum di New York e le Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma per celebrare i cento dal viaggio in Italia di Picasso.
La mostra si inscrive nel grande progetto proposto dal Museo Nazionale Picasso-Paris che si sviluppa nell’arco di due anni, dalla primavera 2017 all’autunno 2019, coinvolgendo oltre sessanta istituzioni internazionali per realizzare la manifestazione culturale Picasso Méditerranée.
Le istituzioni hanno programmato insieme eventi basandosi sull’affermazione “obstinément Méditerranée” legando le opere ai luoghi che hanno segnato il percorso artistico di Picasso per rintracciarne i legami nascosti.
Le celebrazioni di Picasso sono iniziate in aprile proprio in Italia a Napoli al Museo di Capodimonte con l’esposizione del Sipario di Parade e altre opere, ripercorrendo così le tappe del suo soggiorno in Italia, insieme alla rappresentazione dello spettacolo Parade riproposto dall’Opera di Roma al Teatro Grande di Pompei.
Nella mostra alle Scuderie del Quirinale vi sono presenti capolavori quali il famoso Arlecchino, ispirato al ballerino Léonide Massine (1917), il ritratto di Olga in poltrona (1918), nonché i celeberrimi Due donne che corrono sulla spiaggia (1922), il flauto di Pan (1923), Arlecchino allo specchio (1923), fino a Paulo come Pierrot (1925).
Le opere provengono dai più importanti musei d’Europa, nonché dal MoMa, dal Metropolitan e dal
Guggenheim di New York grazie alla collaborazione instaurata per poter realizzare questo grande progetto Picasso Méditerranée.
Oltre che nelle Scuderie del Quirinale, viene esposto a Palazzo Barberini, e per la prima volta a Roma, il grande sipario dipinto per il balletto Parade su musica di Satie (la partitura è esposta presso le scuderie del Quirinale), coreografia di Massime.
La composizione di questa opera fu l’occasione che portò Picasso in Italia dove disegnò anche i bozzetti per il balletto Pulcinella commissionato ancora una volta dal grande Diaghilev per i suoi Ballet Russes.
Il Maestro, avviato alla pittura dal padre fin dalla primissima adolescenza, già nel 1901 (Picasso era nato nel 1881 e morto nel 1973) iniziò a mostrare tratti originali, infatti, il periodo che va dal 1901 al 1904 è caratterizzato dall’uso della monocromia blu “periodo blu” in tutte le sue tonalità e sfumature, seguita poi dal “periodo rosa” e le sue figure, oltre a risultare schiarite cambiano soggetto. Dai poveri ed emarginati, Picasso passa a rappresentare personaggi dell’arte di strada.
Fu proprio la sua presenza a Napoli, ricca di spettacoli ispirati alla commedia dell’arte, che suscitò in Picasso l’interesse per la maschera di Arlecchino, soggetto di più opere del suo periodo italiano (febbraio – aprile 1917) presenti nell’attuale mostra.
Ad Arlecchino affianca anche l’interesse per Pulcinella, due maschere che sono allegoria della variegatezza, dell’allegria, della malinconia, del disinganno nella condizione esistenziale dell’uomo. Percorrendo l’intera mostra, è evidente nell’intento del Maestro il desiderio di rottura con le tecniche e i contenuti della pittura tradizionale poiché si evidenzia il suo desiderio non solo di smantellare lo stile che separa le diverse correnti artistiche, ma anche la ricerca di un’estetica della discontinuità. Perciò decontestualizza gli oggetti dal loro fine e dal loro spazio creando all’interno dell’opera relazioni incongrue
e spazi metaforici tra i diversi soggetti.
Il periodo in Italia avrà molta influenza nella sua pittura, poiché il contatto a Roma con le opere di Raffaello, Bernini e Borromini, a Napoli con le sculture presenti nel museo Archeologico -in particolare con l’Ercole Farnese- e con i misteriosi affreschi di Pompei ispirarono in lui la concezione secondo la quale l’arte classica è “arte dell’illusione delle dimensioni del reale” e, a tale scopo essa “manipola e crea” utilizzando tutti gli artifici spaziali e prospettici possibili.
Una particolare attenzione merita l’opera Due donne che corrono sulla spiaggia, che è anche l’icona della mostra, in cui, come nella Danse la sua concezione della rappresentazione del reale si basa sulla sfuggevole presenza dei soggetti fino alla scomposizione dell’immagine stessa in una sorta di disintegrazione/creazione/rinascita quasi in un continuo divenire delle forze di base che si distruggono per poi rigenerarsi in forme e modi nuovi e diversi.
Frantumazione delle immagini e degli spazi, decontestualizzazione e/o geometrizzazione degli oggetti, uso di tecniche e materiali diversi nella stessa opera, riutilizzazioni dei frammenti del reale in chiave surreale, uso dei primi piani nelle sequenze visive delle figure sono gli elementi che caratterizzano l’arte di Picasso.
Dopo di lui l’arte pittorica non potrà più essere recintata da stili, tecniche, soggetti, materiali già definiti, al contrario, si sarà aperto un campo inesplorato per l’artista che non avrà più confini alla sua creatività.
Emma Amarilli Ascoli