Un balletto che rappresenta la forma classica nell’immaginario collettivo per eccellenza, nel tempo inossidabile e identificato come balletto classico, è Giselle, nato nel 1841 dall’estro di due coreografi Jean Coralli e Jules Perrot e dall’intuizione del poeta e romanziere francese Théophile Gautier su De l’Allemagne di Heinrich Heine.
Con Giselle il Balletto del Teatro dell’Opera di Roma, diretto da Eleonora Abbagnato, danza l’ultimo titolo della stagione 2016-17, coreografia di Patricia Ruanne, nel riallestimento del Teatro dell’Opera di Roma (2015) con le scene e costumi di Anna Anni, in scena al Teatro Costanzi dal 20 al 24 settembre 2017.
Si tratta di un balletto che codifica il modo espressivo/narrativo classico con l’atto bianco e consolida l’idea della danzatrice come soggetto evanescente, impalpabile e inconsistente grazie all’uso delle scarpe da punta, oltre tutto ciò definisce i ruoli del danzatore e della danzatrice e del corpo di ballo.
La trama esigua è ben distribuita nei due atti, affidando al primo la possibilità di narrare la storia tutta reale con l’uso sapiente di alternare momenti di pantomima a tecnici, e al secondo utilizzando la pura tecnica per narrare il mondo irrazionale.
Capolavoro del balletto romantico, si fregia della musica del compositore Adolphe Adam.
Patricia Ruanne, forte della sua esperienza di principal dancer e di Maître con e al fianco di Rudolf Nureyev, ha affrontato che oggi affrontare il riallestimento del balletto avviene nella consapevolezza che «Giselle è un balletto romantico che sa ancora parlare al pubblico di oggi: l’amore non corrisposto, il tradimento, il perdono, così come l’eterna fascinazione per le cose che accadono dopo la morte, sono tematiche universali».
La tragedia non si focalizza solo sui due personaggi principali di Giselle e di Albrecht, ma riesce a far emergere il dramma dell’intera comunità, divenendo un racconto corale sia sotto l’aspetto sociale di denuncia del contesto, sia della condizione delle donne/villi impossibilitate a vivere pienamente il proprio amore.
La versione di Patricia Ruanne, come emerge dalle note, si focalizza sul concetto che il vero virtuosismo consiste nel rendere invisibile la tecnica, come affermava la grandissima Yvette Chauviré, e che la narrazione deve essere semplice come le vere emozioni per mantenere in vita l’essenza del balletto stesso. Nella sua Giselle ogni personaggio è dotato di profondità: per questo le Villi sono qui creature implacabili, amorevoli e femminili allo stesso tempo, la cui danza esprime molteplici sfumature.
In questo appuntamento torna a danzare nei panni di Albrecht Claudio Coviello, primo ballerino del Teatro alla Scala di Milano, in alternanza con il primo ballerino capitolino Claudio Cocino e con il solista Michele Satriano.
Nel ruolo di Giselle la prima ballerina Rebecca Bianchi e la solista Susanna Salvi. La partitura musicale di Adolphe Adam è eseguita dall’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretta dal maestro Nicolae Moldoveanu.
Tonia Barone
Foto Yasuko Kageyama