Lolita Timofeeva, artista lettone stabilmente in Italia dal 1991, sarà in esposizione a Castel dell’Ovo dal 27 ottobre al 2 dicembre 2017 con circa 100 opere tra disegni, sculture, installazioni ed un film corto.
Opus Alchymicum è il titolo di questa personale. L’ispirazione nasce da un viaggio a Napoli nel 2005. L’artista visita la Cappella Sansevero del principe Raimondo di Sangro e per lei si accende un inedito percorso creativo, ispirato ad una metafisica del mondo nutrita di archetipi che generano una più profonda conoscenza della realtà. Quel luogo, oggi tra i più importanti musei di Napoli, è davvero unico e magico, testimonia infatti l’incredibile versatilità del suo inventore, un alchimista e letterato vissuto a metà del ‘700, che ne fece ‘dimora filosofale‘ dove esprimere, insieme, spirito eclettico e gusto della sperimentazione. La leggenda vuole che l”alchimista ‘maledetto’ facesse rapire dei popolani per le sue bizzarre ricerche, a dir poco diaboliche, corpi che diventano ‘macchine anatomiche’ scarnificate, ad esempio, e che si possono ancora ammirare, in un misto di curiosità ed horror. Opus Alchymicum deve molto alle suggestioni esoteriche di quel viaggio, attraverso il quale la Timofeeva ebbe l’occasione per ampliare il proprio mondo artistico, oltre che esistenziale. L’evento, patrocinato dal Consolato della Lettonia a Napoli, è organizzato da Kengarags in collaborazione con l’Amministrazione comunale e la Fondazione La Verde La Malfa, co-promotore il Touring Club di Bologna, Giorgio Agnisola è il curatore scientifico e gli fa eco, certamente, l’omonimo progetto della IV Biennale di Arte Contemporanea, siamo a Mosca nel 2011, in cui l’artista presentò per la prima volta il ciclo di opere. L’Alchimia, tra suggestioni e solidi riferimenti culturali, è la forza indagatrice che ha mosso l’artista nell’uso di archetipi come memoria collettiva, capaci di connettere il genere umano, a livello inconscio e genetico. Si prescinde dalla provenienza e dalla cultura, a dirlo è la stessa Lolita Timofeeva che parla di progetto artistico fuori da un preciso contesto storico-culturale, in cui ha attinto all’essere a livello inconscio, in un percorso di autoanalisi e ricerca, con le immagini oniriche servite per indagare una dimensione metafisica della realtà. Ogni più ancestrale incubo o allucinazione si è stemperata, racconta l’artista, rivelando ‘immagini aperte’, capaci di decifrare in modo meno epidermico e sensoriale il mondo. Siamo in presenza di opere che esprimono questo percorso altamente introspettivo, dove la conoscenza richiama l’antica ‘pietra filosofale’, e la sperimentazione va oltre, rivelando una dimensione spirituale. Timofeeva si muove su una linea di confine incerta, tra reale e immaginifico, in cui il livello pittorico surreale si arricchisce di presenze misteriose, dal sapore mitologico e metafisico. I tratti sono sensuali ed enigmatici, la sequenza delle forme e rappresentazioni sono sempre al limite del misterioso, e le figure femminili appaiono un tramite tra l’arcano della Natura e la comprensione umana. L’arte della Timofeeva penetra l’ermetismo del mondo, e questo l’artista sembra suggerirlo anche allo spettatore, per il quale la mostra promette di essere, oltre ad esperienza estetica, anche un affascinante viaggio per connettersi ad un comune, quanto autentico e sfuggente sentimento della vita, rivolto al limite ed alle ragioni dell’esistere. Appuntamento da non perdere, con catalogo edito da Allemandi Editore. Visitabile dal 27 ottobre 2017 con orario di apertura dal lunedì al sabato 9.00 – 19.00, domenica e festivi 9.00 – 14,00 l’ingresso è gratuito.
Marisa Paladino