Così parlò Salonen a Villa Rufolo

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Sabato 5 agosto 2017 la Sezione Sinfonica del Festival di Ravello, diretta da Alessio Vlad, ha visto impegnata una delle più apprezzate orchestre del mondo, la Philharmonia di Londra, condotta dal suo direttore principale Esa-Pekka Salonen nell’esecuzione di un programma che ha incorniciato il classicismo beethoveniano della “Sinfonia n.2” tra l’Ouverture da “Die Meistersinger von Nürnberg” di Wagner e il poema sinfonico “Also sprach Zarsthustra” di Richard Strauss.
Nell celebre Ouverture wagneriana la volontà del direttore finlandese, attraverso la scansione dei tempi di evitare ogni accelerando è andata nella direzione di un’enfasi interpretativa anche in prossimità della ricapitolazione.
La seconda Sinfonia in re maggiore di Beethoven rappresenta apogeo del periodo di svolta per il compositore alla ricerca di nuovi equilibri oltre i modelli classici di Mozart e Haydn, alla ricerca di un orizzonte alternativo in cui esprimere gioia e vitalità, smarrite nella vita che gli destinava incombente sordità.
Interpretazione convincente per eleganza e nitidezza.
Il canto di una toccante solennità si manifesta chiaramente e incorniciato in un’eleganza finissima.
Il poema sinfonico di Richard Strauss “Also sprach Zarathustra”, composto nel 1896, costituisce un punto di svolta nella musica occidentale; in continuità con le teorie wagneriane, Strauss postula la necessità di dotare la musica di un apparato testuale, drammaturgico o poetico “a programma”.
Il brano è liberamente tratto dall’omonimo “ libro per tutti e per nessuno” di Friedrich Nietzsche.
L’eremita Zarathustra, il senzadio, scende nel mondo degli uomini per annunziar loro la profezia dello spirito non ascetico e dell’uomo superiore, dell’uomo oltre l’uomo. In questo percorso si imbatte in una moltitudine di categorie umane variegatissime.
Salonen ha proposto del poema sinfonico una lettura ricca di contrasti e ben lungi dal cedere a semplificazioni; l’introduzione percussiva che sconcerta per l’indefinitezza del modo è emersa con tutta la profetica potenza: la natura nella crescente luce dell’alba splende nella sua semplice magnificenza. I molti episodi contrappuntistici e quelli legati quasi danzati sono metafora di un’umanità inconsapevole e multiforme e manifestazione di un amore per i sentimenti proprio dell’estetica del Richard Strauss maturo e pentito della collateralitá al nazismo.
Il culmine è rappresentato dalla liberazione nell’ebbrezza dionisiaca e nell’immensità della notte.
L’enigma: natura (do maggiore) o spirito (si maggiore), che si risolve s chiarisce nella direzione della loro identità e perfetta coincidenza.
Trionfo per il direttore scandinavo e per l’eccellente Philharmonia con la generosa concessione di un bis ancora wagneriano, il Preludio del Terzo Atto di Lohengrin.

Mariapaola Meo

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