Di ritorno da una lunga vacanza settembrina….
L’estate è ancora indaffarata a rattoppare gli strappi del suo caldo manto ma ormai sono infiniti e da questi di già si intravede il grigiume e la pesantezza del lento incedere delle foglie morte. Non mi resta che afferrarle insieme ai faldoni pieni di vecchie carte maleodoranti che ho lasciato da quasi un mese.
Li getto con forza sulla scrivania, la stessa che mi riporterà verso percorsi giudiziari brulli, conosciuti e sempre più noiosi.
Vicino al telefono il numero del Sig. Cipulli, mi ritorna in mente la fronte lucida di sudore, quando prima dell’estate tentavo di rintracciarlo per una parcella non saldata.
«Speriamo che San Gennaro ci faccia il miracolo! Magari riesco ad acchiapparlo, ormai è diventato un fantasma leggendario!! In Tribunale dovranno riservare un’aula in memoria dei clienti insolventi scomparsi nel nulla e dovranno rendere pubblici i loro volti e i nominativi in modo da screditarli agli occhi della gente !!»
Ricompongo quel malefico numero, ma il gestore di telefonia mobile mi fa tuffare in segreteria. Poggio stancamente i piedi sulla scrivania, giusto il tempo di guardarmi intorno e rendermi conto di essere ritornata alla normalità, ma non ce la faccio proprio.
Sfilo da una busta un paio di décolleté tacco 12 appena acquistati. Non so, ho voglia di scrollarmi per un po’ il grigiume che intravedo dalle scuciture del manto estivo; mi specchio nella vetrinetta ancheggiando un po’ goffa di qua e di la, la caviglia mi duole ancora un po’, mentre i fascicoli ancora trattenuti nei faldoni sembrano invocare libertà.
Decido di tenerli ancora chiusi, sfilo i tacchi, afferro il portachiavi greco, saluto Teresa, la segretaria, e mentre mi dirigo verso la porta d’ingresso squilla il campanello.
«Cavolo chi sarà a quest’ora, Tere’, ma oggi è festa, mica avevamo appuntamenti?»
«No avvocato» mi risponde lei!”
«E allora, Tere’, dici che non ci sono e fissa un appuntamento per la prossima settimana!!»
Mi nascondo nello studio e inserro la porta! Sento una voce sottile di donna che implora aiuto, d’istinto apro!”
Una creatura giovane, uno scricciolo, vestita di nero, capelli raccolti con una matita spuntata, occhiaie profonde che sembrano contenere una sofferenza tracimante.
La invito ad entrare, non proferisce parola: con i suoi grandi occhi mi fissa, cercando di scorgere il punto di contatto fra le nostre menti.
Si accomoda con garbo, tenendo stretta a sé un’ enorme borsa come fosse un gancio da arrampicata.
D’improvviso casca dalla panchetta lo scatolo del décolleté, e la punta del tacco 12 si insinua tra di noi quasi con prepotenza.
«Meravigliose – sussurra la giovane – Adoro le scarpe e le punte»
«Come mai? » le chiedo.
Mi volto per rispondere ad una telefonata, penso al Cipulli, ma questa volta la il di telefonia mi propina una proposta commerciale, che con stizza rifiuto.
Lei per acquietarmi mi afferra la mano e posiziona la sua nel mio incavo come fosse un cucciolo in cerca di protezione. Una mano pallida, umidiccia, con strani rossori sui polpastrelli.
Istintivamente mi rifiuto di prestarle accoglienza.
Con l’altra mano afferra un oggetto e lo poggia delicatamente sulla scrivania. Questo rotola e cade; lei lo raccoglie, lo stringe e me lo mostra come fosse una creatura viva. E’ una coccinella d’argento con il dorso che si illumina al contatto.
Ad un tratto mi dice il suo nome e il suo lavoro; sento così la sua voce: chiara, dolce e decisa, tipica delle istruttrici di danza classica. Quasi sussurrando aggiunge: «Avvocato, di ciò che mi è accaduto mi è rimasto solo questo magico oggettino, per il resto c’è il buio dentro di me. Vorrei poterle raccontare tutto di me, anche i miei sogni, le mie fantasie, le mie sensazioni per conoscere la verità !»
<< Posso darti del tu?>> le chiedo.
<<Ma certo>> risponde lei.
<<Mi allontano un attimo mia cara – le dico – devo concertare con la segretaria gli appuntamenti di oggi, torno subito>>.
Non ce la faccio proprio ad ascoltare questa donna, mi dico, mi inquieta, ma non mi va neanche di allontanarla.
Rientro nello studio e con tono distaccato, che non mi appartiene le dico: <<Mia cara adesso purtroppo non ho il tempo di ascoltarti, concorda con la segretaria un altro appuntamento>>
«Avvocato – mi sussurra lei – una fetida e malvagia bestia mi si è ficcata in ogni singola fibra del mio corpo, ma non so chi sia , non ricordo nulla, nulla, nulla!! Anch’io sarei voluta scappare quando ho bussato a quella porta, perché mi è rimasta solo la vergogna, non ho più nulla di me, nulla, nulla, ma credetemi quando ho visto i vostri occhi è come se avessi visto una luce in un intricato labirinto, oscuro e magico, in cui la vita mi ha gettato…Vi prego, consentitemi di raccontare almeno l’inizio della mia storia, e quando vorrete potete impedirmi di proseguire, ma datemi almeno una possibilità! »
<<Raccontami tutto>> le dico, mentre mi torco il labbro, ma ciò che mi da più fastidio non è il racconto della giovane ma il fatto di voler prendere le distanze da quell’accenno di donna…bisognosa di me…
(Continua…)