Immergiamoci nella magia della favola senza tempo e spazio, liberiamo la mente attraverso le pagine di un libro, sovrapponiamo in un continuum alternarsi di reale/irreale, attraversiamo porte/pagine per entrare nel regno di Alice in Wonderland, nuova creazione coreografica di Gianluca Schiavoni per il Teatro di San Carlo di Napoli, in scena dal 14 al 25 maggio 2017.
Ispirata al romanzo Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, la coreografia si sviluppa su un potpourri di musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij e Aram Il’ič Chačaturjan. Alice nel paese delle meraviglie è un testo che si è prestato a differenti trasposizioni dal teatro al cinema al balletto sin dalla sua ideazione, e ognuna ha posto l’accento ora sul carattere fiabesco ora sull’interpretazione recondita del testo.
Gianluca Schiavoni è fedele alla narrazione di Carroll nella sua coreografia, ne sottolinea l’aspetto e l’atmosfera onirica e fiabesca, cita la trasposizione cinematografica della Disney. Ciononostante trasferisce Alice in un contesto adolescenziale contemporaneo e la colloca nella città di Napoli come una novella Clara di Schiaccianoci che addormentandosi leggendo il libro di Alice scopre il mondo assopito della fantasia.
Il balletto è costruito come un divertissement, un insieme di soli, duo e trio, pas de deux, insiemi, dove il tema del libro di Alice diviene quasi un pre-testo per magnifiche sequenze coreografiche e al tempo stesso di godibile narrazione.
Gianluca Schiavoni afferma che «Il viaggio di Alice apre mille possibilità creative, bisogna vedere quale scegliere … come coreografo ho le mie tappe, esattamente come i capitoli del libro, si tratta di riuscire ad adattare la propria immaginazione alla realizzazione della vicenda, meglio se in modo originale, senza tradire lo spirito del testo.»
Il coreografo, così come ha citato la trasposizione cinematografica della Disney per l’intero balletto cita apertamente, ammantandoli di leggerezza, sequenze coreografiche molto famose da Jiri Kylian ad Alonso a Petipa a Karole Armitage alle Zigfield Folies e al Teatro di Rivista, ha saputo miscelare con leggerezza e fluidità differenti stili realizzando una cifra personale che ha evidenziato le capacità artistiche dei danzatori trasferendo il pubblico in una bolla temporale pronto ad assistere/meravigliarsi al “numero” successivo.
Il balletto è costruito in due atti.
Nel primo atto Alice entra nel mondo delle meraviglie, la cui agorà, se così può essere definita, è Piazza del Plebiscito di Napoli; grazie alla trasformazione del suo corpo, la ragazza incontra creature nuove, incomprensibili, che non accettano la sua presenza.
Una storia nel presente di una ragazza che attraversa correndo le strade della città di Napoli con la sua amica (Valentina Allevi) prima di approdare nella sua stanza dove la lettura apre le porte al sogno. Bianconiglio la coinvolge e la conduce nel mondo della fantasia.
Nella coreografia i movimenti di Alice inizialmente sono dissociati, sgraziati, spigolosi, scattanti, per divenire fluidi e rotondi nel progredire del racconto.
L’interpretazione di Alicia Amatriain (Alice il 14-16 maggio) ha restituito la ragazzina che osserva con timore la trasformazione di se stessa per riscoprire la vasta gamma delle emozioni nell’onirico e nel mondo altro.
L’etoile con i suoi movimenti fluenti e il corpo emozionante, duttile strumento, conduce lo spettatore ad osservare e vivere il mondo altro, ad assaporare l’onirico grazie alle sue lunghe linee stilistiche, all’agilità, all’aplomb, al dominio della vasta gamma emotiva.
Ad affiancarla come nel libro è Bianconiglio, Salvatore Manzo con il suo carattere contraddittorio, agile e scattante, fluido e irriverente, un personaggio asessuato che ghermisce la curiosità dello spettatore conducendoci nella macchina coreografica di Gianluca Schiavoni.
Il cadere di Alice e le sue scelte la conducono nel mondo immaginifico, quasi si trovasse a Stranalandia di Benni, dove strane creature l’accolgono e la respingono: Rana interpretata da Candida Sorrentino, Pesciolino da Danilo Notaro, Gufo da Ertu Gjorni, Topo da Giovanna Sorrentino, Tartaruga da Martina Affaticato, Dodo da Gianluca Nunziata, Anatra da Sara Sancamillo, e Pappagallo da Ferdinando De Riso.
Iniziano le sue avventure incontrando i personaggi fantastici: i due gemelli che con dispetti e lazzi le impediscono il procedere, magistralmente con delicatezza e stile raffinato interpretati da Stanislao Capissi (Pinko Panko) e Francesco Lorusso (Panko Pinko); strani personaggi la conducono nel paesaggio lunare del Brucaliffo interpretato da Edmondo Tucci; celebrare il non compleanno con i spumeggianti Carlo De Martino (il Cappellaio Matto), Sara Sancamillo (Lepre Marzolina) e Michele Postiglione (Ghiro) in versione punk-rock; nella casa della Duchessa Orribile Natalia Mele dove la Cuoca Valentina Vitale, in un intermezzo buffo, danno vita ai personaggi costruiti soprattutto nel segno della pantomima e la scomparsa/comparsa del Gatto del Cheshire; sino ad essere accolta dal mondo della natura, con rimando ai famosi valzer di Pëtr Il’ič Čajkovskij nelle versioni coreografate dal grande Petipa, in versione noir e con caratteri precisi, dominato da Claudia D’Antonio (Libellula) e Martina Affaticato (Farfalla).
Nel mondo della fiaba e del non ballo stile imperiale non poteva mancare la partecipazione degli Allievi della Scuola di Ballo del Teatro San Carlo, diretti da Stéphane Fournial, nel ruolo delle Lucciole, dei Ricci e del Re di Cuori.
Il secondo atto si svolge presso la corte della irragionevole Regina di Cuori che risolve i contrasti decapitando gli avversari, dove gli incauti giardinieri (Danilo Notaro, Michele Postiglione, Pasquale Giacometti) non eseguono correttamente il lavoro a loro affidato e la condanna a morte è scontata da parte della Regina di Cuori, interpretata con ironia, aggressività e destrezza da Anna Chiara Amirante.
La storia invece ci narra che la Regina decide di decapitare il Fante di Cuori, interpretato da Alessandro Staiano ammirato in uno splendido pas de deux con Alice, dove lo si apprezza non solo come ottimo porteur ma anche per il suo ballon.
Nulla di scontato nel regno della Regina di Cuori, dove la partita a cricket con fenicotteri e ricci come strumenti non può che terminare in un carosello finale da teatro di varietà.
Il corpo di ballo del Teatro San Carlo, diretto da Giuseppe Picone, è un duttile strumento come cornice adeguata e raffinata, i cui decori racchiudono e sostengono i protagonisti della storia. All’unisono giocano e si divertono e divertono il pubblico.
Ad accompagnare, con buona misura, è l’Orchestra del Teatro San Carlo diretta dal Maestro Alberto Nanetti.
A sottolineare il non racconto le immagini di Sergio Metalli Projecton Designer che ha spaziato con citazioni da Magritte a Miyazaki e i coloratissimi costumi di Simona Morresi sulle le scene di Andrea Tocchio illuminate da Fiammetta Baldassarri.
Se il flash mob organizzato dal Teatro di San Carlo il 6 maggio ha creato per le strade di Napoli un’atmosfera magica e meravigliosa grazie alla presenza di decine e decine di figuranti in costume e una banda musicale composta dai ragazzi del Liceo Alfano I di Salerno, in sala tutti gli artisti coinvolti ripropongono l’atmosfera coinvolgendo gli spettatori nel sogno di Alice che lungamente applaude.
Uno spettacolo assisitendo al qualei si sogna e il sogno è un non luogo senza età, d’altra parte l’anagrafe è quella dei non compleanni.
Tonia Barone