Se Roma è legata all’immagine della Lupa nell’atto di allattare due neonati, l’ Aquila Reale è l’ icona attraverso il quale il nuovo Kazakhstan vuole identificarsi al resto del mondo.
Un immenso Paese che, grazie alla favorevole e privilegiata posizione geografica ha ben compreso le proprie potenzialità e cerca di diventare l’anello di congiunzione tra Oriente ed Occidente.
Proprio come un’Aquila Reale che finalmente affrancatasi spicca il volo attraverso il Mondo dei Paesi indipendenti.
Volontà incessante e rapace di entrare a far parte dei Grandi Paesi dello scacchiere mondiale in minor tempo possibile.
Le sue immense risorse non risiedono soltanto nel sottosuolo, perché la gran parte della popolazione mondiale non è venuto ancora in contatto con quell’immenso patrimonio umano che per lungo tempo è stato tenuto nascosto e lontano da ogni contatto esterno al Paese.
Un grande popolo, ricco di storia, cultura e tradizioni millenarie che in poco più di 27 anni ha dimostrato di avere una capacità di resilienza senza precedenti.
Il maggiore dei Paesi dell’Asia Centrale insieme all’Uzbekistan, al Turkmenistan,al Tagikistan ed al Kirghizistan, ma dove è più forte ed impellente il bisogno di stringere rapporti economici, politici, commerciali e culturali con il resto del Mondo. Un Paese che cresce ogni giorno in maniera vertiginosa e che lavora incessantemente al processo di modernizzazione.
Astana , la sua poco più che maggiorenne Capitale, nel 2018 infatti, ha festeggiato i suoi primi vent’anni ed ha e vuole accrescere il suo ruolo di simbolo della nuova Nazione, nonché di nucleo strategico-amministrativo del Paese.
Al piano terra del nuovissimo museo Nazionale di Astana, un plastico 3d a blocchi occupa i tre quarti di una immensa sala. In essa è posta una pianta fedele della città, composta da pannelli blu e bianchi che compaiono lentamente a blocchi da un piano sottostante il livello della pavimentazione.
I plastici costruiti sui pannelli blu rappresentano gli edifici già completati, mentre su quelli bianchi ci sono quelli legati a progetti urbanistici in via di realizzazione.
Quelli blu occupano una parte decisamente minore e centrale mostrando l’attuale estensione di Astana, mentre quelli bianchi, che si estendono per i tre quarti della Pianta ci danno l’idea di quanto ancora resta da fare, ma soprattutto di quanto sia grandioso il Progetto intorno ad essa e più in generale intorno al futuro del Paese.
Chissà se Astana sarà mai in grado eguagliare il paragone con la vecchia Capitale Almaty, che resta oggettivamente una città dalle bellezze naturali ineguagliabile e tra le più belle del Kazakhstan.
Ciò che oggi è certo è che non si possa non restare abbagliati dalla bellezza del nuovo Teatro d’ Opera di Astana.
Voluto fortemente dal presidente del Kazakhstan Nursultan Nazarbayev , il monumentale edificio è realizzato su progetto italiano e si presenta come un grandioso Pantheon della Musica.
Immediatamente dopo l’entrata si entra direttamente nel foyer.
Un gigantesco ambiente decorato con marmi policromi italiani. Un’esplosione di luce e riflessi grazie anche all’immenso lampadario che scende dal soffitto e alle numerosi fonti di luce che accompagnano l’ascesa ai piani superiori.
Il sito ufficiale dell’ Astana Opera offre un fedelissimo tour virtuale dell’intero Teatro con un piacevole accompagnamento musicale ( il secondo tempo del Concerto per piano in C maggiore , K.467 di W.A. Mozart).
La sera del nostro arrivo è in scena “Le Corsaire” di Adolphe Adam, balletto in due atti con Prologo ed Epilogo basato sull’eponimo poema di George Gordon Byron. La coreografia è dell’eroe nazionale francese, naturalizzato russo: Marius Petipa. I ballerini kazaki dalla fisicità piccola e sottile provengono tutti dalla scuola russa .
Per chi come me ha assistito al balletto italiano, l’ entusiasmo per quello russo è notevole; l’attenzione è tenuta viva, rapita senza sosta.
La grandiosa scena del giardino è un tripudio di rose che diffondono nell’aria il loro profumo e lo spettatore è completamente sopraffatto dalle sensazioni visive, uditive ed olfattive insieme.
Gli ologrammi, le proiezioni, le scene, la coreografia, i costumi e non per ultimo la bravura tecnica ed artistica dei ballerini rende la serata pressoché indimenticabile ed unica.
Anche nel Teatro il repertorio nazionale coesiste con quello internazionale, l’ identità nazionale con la propensione internazionale. Un lavoro che mira alla diffusione dell’immenso patrimonio artistico- culturale kazako, per troppo tempo interdetto agli stessi abitanti del Paese.
Ma la tradizione musicale kazaka non risiede soltanto nell’opera. Assistere ad un concerto di un’orchestra di strumenti tradizionali è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita.
Lo strumento nazionale per eccellenza è il dombra, una sorta di liuto che si presta a qualsiasi tipo di andamento musicale. Il dombra Kuy è una composizione solistica che cerca di instaurare un legame emotivo e spirituale con l’ascoltatore. Al suono del dombra si unisce la narrazione da parte dell’esecutore di storie e leggende come mezzo di comunicazione tra le persone per la diffusione della cultura, della solidarietà ed il rafforzamento dei legami sociali.
Talvolta sono due gli esecutori che si alternano nelle improvvisazioni solistiche e che in una sorta di competizione si cimentano in rocambolesche performance. Questa disputa musicale e poetica viene chiamata Aitys ed i due poeti-musicisti contendenti akyns
Il Kobys è un altro strumento tradizionale a corde dalla cassa armonica concava.
L’Urtikè è una pratica musicale popolare davvero singolare. Su un pianale in legno di forma triangolare dagli angoli rotondi vengono installate delle statuette mobili in legno poste ciascuna su di una base dalla forma rotonda. Solitamente questi piccoli burattini raffigurano animali sacri, come ad esempio la capra. Attraverso un congegno dotato di stantuffi collegati a due pedali ed alla cassa armonica sottostante il pianale principale, le statuette vengono mosse come delle marionette danzanti che producono un ritmo sonoro attraverso il percuotersi diverso di ognuna di esse sul piatto di legno sulle quali sono state montate.
E’ una pratica musicale molto apprezzata sin nel passato , quando i musicisti che viaggiavano si esibivano nei vari villaggi e raccontavano le loro storie ai bambini. Per farli divertire, ovviamente erano introdotti anche elementi di humor. Questo strumento tradizionale viene insegnato oggi nei Conservatori del Paese.
Entro il 2025 l’intero vocabolario cirillico sarà tradotto in latino. Questo significa che i testi e la cultura kazaka sarà fruibile al mondo intero, anche se è già in atto un processo di traduzione dei testi dal russo al kazako per il recupero della propria identità.
Il Centro Kazmedia è un modernissimo edificio che ospita le principali tv nazionali governative, la radio di Astana e quelle nazionali. Dotato di un immenso auditorium ed un centro all’avanguardia nelle registrazioni sonore, è controllato da una sala robotizzata tra le più moderne al mondo.
Dall’ultimo piano dedicato alle conferenze si gode una spettacolare vista di parte della città.
Se da un lato l’aspetto tecnologico ci colpisce per i suoi standard elevati, dall’altro il paese viaggia a due velocità. Non potrebbe essere altrimenti considerate le sue dimensioni e la varietà di paesaggi di cui esso è costituito.
Astana ci fa dimenticare che un tempo lì c’era l’immensa steppa asiatica dove correvano i cavalli, attraverso la quale passava l’antichissima Via della Seta. L’importantissimo snodo commerciale che collegava l’Occidente all’Oriente e viceversa. Percorrendola per giorni e giorni in lunghe carovane si arrivava fino in Cina, in Iran verso Oriente e a Roma verso Occidente.
Ma insieme alle merci preziose viaggiavano merci ancor più preziose: la cultura e le religioni.
Nella Regione del Mangistau ai confini con il Mar Caspio si trova una delle necropoli più grandi ed antiche del Kazakhstan. Centro religioso e filosofico dove visse ed insegnò il grande profeta islamico Shopan-Ata.
Siamo decisamente entrati nel cuore antico e religioso del Paese. La popolazione autoctona è meno all’avanguardia tecnologicamente e ci sembra essere lontani anni luce da Astana.
E’ qui che comincia il vero viaggio in un mondo sconosciuto ma estremamente affascinante e misterioso.
L’accoglienza degli autoctoni è genuina, riservata, impeccabile ed il cibo offerto è disposto su lunghi tavoli bassi che delimitano il perimetro della stanza da pranzo. Ci siede accovacciati a terra sui tappeti dopo aver riposto le proprie calzature in un’area apposita. Le pietanze sono deliziose. A base di carne di montone il piatto principale, il beshparmak cucinato apposta per degli ospiti speciali. Ma la tradizione vuole che venga portata al capo famiglia la testa cotta del montone che sarà da lui tagliata in piccoli pezzi destinati dapprima al più giovane della famiglia e via via agli ospiti. Per fortuna la mia professione ha fatto si che mi fosse destinata una parte che mangiamo talvolta anche noi in Occidente, la lingua. Il collega spagnolo nel rispetto della tradizione ha dovuto assaggiare l’occhio del povero malcapitato.
Insieme alla pietanza principale, una serie di insalate, frutta, pane e dolci accompagnati dal latte fermentato di cammello, lo shubat, tipico di queste zone del Paese e da dell’ottimo thè.
Direi che chi abbia compiuto la scelta di essere vegetariano, si sarebbe perso molto degli ottimi sapori delle carni kazake ( cavallo ,montone, agnello) e altrettanto del pesce sia fresco che affumicato. La carne dello storione è deliziosa. La varietà di pesce affumicato non si trova nei nostri mercati. La frutta e la verdura sono abbondanti nella dieta kazaka. Il latte di cammello è ricco di grassi ed è molto amato anche da chi non lo ha mai bevuto prima. Più proteico è quello di giumenta: il kumis che ha ottime proprietà curative in caso di patologie epatiche, ulcere gastriche e duodenali, disturbi del sistema immunitario ,problemi cutanei come la psoriasi.
La Regione del Mangistau è altrettanto conosciuta per le sue risorse petrolifere. Km e km di strade ai cui margini si possono vedere centinaia di pompe di estrazione del petrolio. Le condotte trasportano quest’ultimo alle uniche due raffinerie del Paese.
Qui le vie di comunicazione sono quasi inesistenti, ma sono in via di realizzazione. Non ci sono strade, illuminazione, segnaletica, zone per la sosta, aree di rifornimento nonostante ci sia petrolio praticamente ovunque.
Un territorio vasto quasi dieci volte l’estensione territoriale dell’Italia con una popolazione che supera i 17milioni circa di abitanti concentrati in pochi centri urbani (Almaty, Aktau;Astana, Shymkent, Karaganda, Taraz).
La bellezze naturali sono un’altra grandissima risorsa del Kazakhstan: le immense steppe, le alte montagne di Shymbulak, il panorama mozzafiato dello Sharyn Canion, i deserti, il lago di Almaty, le vedute del Mar Caspio dalla città di Aktau che oltre a svilupparsi a livello industriale, commerciale, dedica molta attenzione allo sviluppo delle attività legate all’accoglienza ed al turismo balneare.
Il popolo kazako è dotato di straordinarie ed infinite risorse e la sua capacità di investimento e lungimiranza lo portano ad acquisire sempre nuove partnership internazionali per aprirsi una finestra sul Mondo e fare da anello di congiunzione tra Occidente ed Oriente.
Miriam Artiaco