Senza pubblico l’Opera non avrebbe senso, ma prima di arrivare alla messa in scena si deve passare per un lungo e complesso lavoro che richiede la partecipazione di numerosi artisti di altrettanti settori; a volte il lavoro viene svolto separatamente, non è questo il caso de “Il Flauto Magico” realizzato dalla collaborazione tra il Conservatorio San Pietro a Majella e l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Gli allievi di entrambi gli Istituti di Alta Formazione, guidati dai docenti, hanno lavorato fianco a fianco alla realizzazione del Siengspiel di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Schikanader. Il sipario si è aperto alle 17 di venerdì 29 giugno presso il Teatro Antonio Niccolini dell’Accademia di Belle Arti, con l’esecuzione dell’ouverture nell’arrangiamento per quartetto di clarinetti, eseguito da Matteo Giovedì, Piermario Persico, Teresa Pirozzi, Lucia Di Casola, allievi della classi di musica d’insieme del maestro Eugenio Ottieri. Le piccole dimensioni del teatro non hanno infatti permesso l’accompagnamento orchestrale sostituito, ad eccezione del preludio, dalla trascrizione per pianoforte affidata al maestro Ivana Fusco, la quale ha sottolineato l’onere e l’onore del proprio ruolo con un lento ingresso in scena a conclusione del preludio ritardando l’aria del Principe Tamino (Daniele Adriani). A sipario chiuso invece, sebbene non fossero previsti cambi di scena, il quartetto di clarinetti ha eseguito, per separare i due atti, arrangiamenti delle più celebri arie del primo atto. Una scena fissa ma non statica: uno sfondo verde bosco in cui volteggiano uccellini ben in mostra oppure oscurati in modo da spostare l’attenzione del pubblico sulle tre porte ritagliate tra i cespugli, tre come le prove che dovrà superare il protagonista; artefici dell’incanto scenico Stefano Cardone (assistente scenografo), Marco Perrella (scenotecnica) e Pasquale Summonte (luci). A coordinare il dipartimento di Belle Arti è stato il professor Gennaro Vallifuoco aiutando così la costruzione del mondo magico dell’opera di Mozart. La musica capace di incantare e ammansire le belve feroci, ha preso vita nell’aria del Principe Tamino (Daniele Adriani) “Wie stark ist nicht dein Zauberton” tra le splendide maschere animalesche realizzate dagli allievi dell’Accademia (Martina Le Fosse, Tiziana Giacca, Rosa di Francesco, Alessia Vaccari, Marina Iadiciccio, Fabio Marigliano, Carmine Provenza, Romina Annunziata, Antonello Esposito, Maria Maddalena Tafuri, Gabriella Ricci, Pasquale Ricca, Domenico Sellitto, Sara Di nardo, Jessica Fiele, Francesca Ricciardi, Noemi Sorrentino, Marco di Biase, Rosaria Celotto, Amalia Dascalù, Alessia Zanzi, Celeste Pignone), mentre purtroppo, per motivi di tempo, è stato tagliato il coro “Das klinget so herrlich”. Il valoroso principe non ha retto il confronto in scena con il suo aiutante, l’uccellatore Papageno, interpretato da Carlo Feola che ha dimostrato di essere meritevole di teatri ben più illustri. Altrettanto valida, sia scenicamente che vocalmente, è stata Chiara Marani nei panni di Papagena di cui avremmo apprezzato ancor di più l’atteso duetto finale che ha risentito del fallace incastro con l’accompagnamento, manchevole di elasticità in più di un’occasione. La coppia Papageno-Papagena da sempre affascina il pubblico forse più della coppia reale Tamino-Pamina resa e sentita troppo algida nonostante l’esecuzione di Daniele Adriani (Tamino) e Maria Fosco (Pamina) sia stata all’altezza delle aspettative che si riservano a degli allievi. Maggiori difficoltà ha incontrato Roberta Paola Diaspro, che si è cimentata nelle difficilissime arie della Regina della Notte, compensando qualche sbavatura con una presenza scenica che avrebbe meritato maggiori apprezzamenti di quelli destinati a “un gallo ‘ncopp”a munnezz'”. Così viene infatti definita da Sarastro, interpretato in maniera pulita da Mariano Buccino, mentre sprofonda nelle tenebre, rese dal lungo strascico del suo vestito, insieme alle Dame e al crudele Monostatos (Alessandro Romano). Inflessioni dialettali come questa sembra essere riprese dalla recente versione napoletana presentata al Teatro Verdi di Salerno lo scorso maggio; ma a differenza della discussa rappresentazione salernitana, la scelta di tradurre dal tedesco i recitativi secchi del “Flauto Magico” non è stata volta ad avvicinare il testo al pubblico. Oltre al dialetto napoletano, negli stracci tipici del volgo, i momenti parlati sono stati infatti tradotti in inglese e nelle lingue orientali, una multiculturalità scelta per sottolineare l’aspetto fiabesco del Singspiel: “ciascuno racconta nella propria lingua” scrive la regista dell’opera, Maria Luisa Bigai, docente di arte scenica del Conservatorio di Napoli, riferendosi alla tradizione orale delle fiabe. E così le Tre Dame hanno recitato ciascuna nella propria lingua: inglese per Eleanor Sourbutts, coreano per Akane Oguma e napoletano per Maria Teresa Federico. Sarebbe sembrata una Babele in cui nessuno comprende la lingua dell’altro, una segregazione e non un’integrazione se non fosse stato per la figura dell’Oratore, interpretato in italiano da Dario Caveliere che si è cimentato nella recitazione in lingua orientale avvicinandosi così ai suoi compagni d’armi gli Armigieri e Sacerdoti Jin Yugi e Li Maike. In dialetto assai popolare si sono espressi anche i tre Genietti, non scelti tra i giovani cantori del Coro di Voci bianche del Conservatorio San Pietro a Majella, ma trasformarti in giovani fatine (Giada Capellupo, Francesca Marotta, Iolanda Margherita Amato) dagli sguardi ammiccanti. I costumi, ad eccezione del sontuoso abito della Regina della Notte, da considerare parte integrante della scena, sono stati semplici e neutrali, solo un lieve trucco poco percettibile separava gli interpreti dal pubblico, il coro finale ha infatti sorpreso gli ascoltatori muovendosi dalle prime fila della platea fin sul palco (Coro: Maria Cristina D’Alessandto,Antonio Della Mura, Elide Facciuto, Mariam Gogberashvill, Armando Napoletano, Monica Patricelli, Pasquale Petrolio, Sabrina Vitolo). Gli allievi del dipartimento di canto sono stati coinvolti non solo nei ruoli vocali, ma hanno avuto modo di cimentarsi nei preziosi compito di maestro suggeritore, (Antonio Berardo) aiuto regia (Tonia Lucariello) e come assistenti alla regia (Eleonora Bavia, Emanuela De Rosa, Manuela Guarino, Mariapaola Meo, Carla Pulcrano), contribuendo attivamente alla creazione di questo adattamento de “Il Flauto Magico” multietnico e multidisciplinare che si spera sia solo il primo di una prolifica collaborazione tra il Conservatorio San Pietro a Majella e l’Accademia di Belle Arti.
Emma Amarilli Ascoli
Foto di Emanuele Ferrigno