Linda è un’igienista maniacale, Ursula è una cleptomane ossessionata dal sesso, Sofia una vegetariana narcolettica innamorata della Cina, sono tutte pazienti di uno psichiatra deceduto in circostanze misteriose, forse avvelenato, che si ritrovano insieme, non volendo, sulla tomba del caro estinto.
E’ l’inizio della brillante commedia “Il tè delle tre” portata in scena dalla Compagnia Live di Mercato San Severino (SA) il 18 marzo 2018 al Teatro Genovesi di Salerno nell’ambito della Sezione Giovani del Festival nazionale “Teatro XS”, liberamente tratta da “Psyco ladies” di Anna Beltrame e con la regia di Alessandro Tedesco. Il testo rivela sin dalle prime battute un piglio leggero e surreale, nonostante vi sia un morto che aleggia nei ricordi delle tre protagoniste, eccentriche nei comportamenti che preludono, immediatamente, a situazioni movimentate e divertenti. L’intraprendente Sofia inviterà, infatti, le altre due al rito del tè a casa sua, occasione ghiotta per ricostruire, tra mille reciproci sospetti, le fila di un apparente giallo nel quale ognuna potrebbe essere la potenziale assassina. Le tre donne rappresentano lo spaccato di una condizione psicotica e ancora distante dalla salvezza terapeutica, che continuano ad accarezzare comportamenti ambigui e discordanti, forse per annientare l’origine di ogni sofferenza. Linda è una maniaca dell’ordine e del pulito, gallerista di successo, vive un’ansia di controllo imprimendo alla sua vita un rigore privo apparentemente di sbavature, austera e decisa, mostrerà disappunto per la frivolezza di Ursula, perennemente preda della sua insaziabilità sessuale. Infatti per la morbosa ragazza ogni occasione attiva sollecitazioni a sfondo sessuale, un modo forse per rifuggire dalla propria solitudine, cercando attraverso il contatto fisico con gli altri un canale di comunicazione e, in fondo, anche l’approvazione che le è stata negata dall’infanzia. Infine c’è Sofia, preda di ricorrenti e incoercibili attacchi diurni di sonno, che pensa di essere vissuta in un’altra vita nel III secolo in Cina e che ripropone frequenti cerimonie del tè dell’antica tradizione cinese coinvolgendo le nuove compagne con il suo invito delle tre. In questo alternarsi, tra un tè e l’altro, ognuna rivelerà episodi dove è stato consumato, forse, l’assassinio dello psichiatra, salvo poi prontamente ritrattare. Il clima è di crescente ambiguità e trascina anche gli spettatori, intenti soprattutto non alla soluzione del presunto giallo ma a farsi intrigare dai continui colpi di scena e dal divertente ritmo di battute che le protagoniste manterranno per tutta l’ora di durata della piéce, facendosi subito amare al di là delle personali psicosi. Il finale a sorpresa scompaginerà del tutto la storia, che sicuramente non è un giallo, ma una commedia che sdrammatizza fobie e nevrosi declinate al femminile, facendo sorridere di un rapporto terapeutico che nella realtà è sicuramente più complesso, mentre la scrittura teatrale ne ha fatto un gioco di vittima e assassino, pronto anche ad invertirsi sul finale, del resto la commedia è tutta un po’ giocata sul surreale.
La regia di Alessandro Tedesco conferisce una bella energia ed il giusto dinamismo alla piéce comica, commedia per così dire “leggera” ma che contiene una sua intelligenza nel tratteggiare delle personalità affette da tic e paranoie, ossessioni e disagi, che non è poi così difficile trovare nella realtà. La scenografia palpita, attraverso cambi di scena volutamente visibili alla platea, con le attrici che provvedono a sistemare i pochi elementi, allestendo le varie ambientazioni, una scelta davvero felice che contribuisce a non spezzare il ritmo della commedia, scene e costumi sono di Max Max mentre l’audio e le luci di Mario De Caro e Gabriele Bacco.
Le tre interpreti Rossella De Martino, Annalaura Mauriello e Michela Ventre, rispettivamente nelle parti di Ursula, Sofia e Linda formano un trio capace di calzare a pennello i diversi ruoli, mettendo in campo con diversa sensibilità questi personaggi un po’ scombinati ma simpatici, le prime due forse un tantino più acerbe dal punto di vista strettamente attoriale, eppure ben calate nei rispettivi ruoli, ai quali hanno conferito disinvolta spigliatezza e andamento ticchettante. La performance attoriale di Michela Ventre è apparsa più matura e convincente, e se qualche sbavatura c’è stata, è il caso di qualche attacco recitativo un po’ troppo acceso e impostato, non hanno comunque nulla tolto alla sua bella tenacia recitativa. Tempi comici e sfumature vivaci hanno caratterizzato la prova di tutte e tre, per un’ora di sano e vivace divertimento, il pubblico ha apprezzato, tra sorrisi e risate varie gli applausi finali sono stati calorosi e meritati.
Marisa Paladino