Un inusuale interpretazione del Requiem di Mozart, quella proposta da Romeo Castellucci al Teatro San Carlo dal 16 al 20 Maggio.
La attesa performance, che unisce musica, danza e teatro, pur partendo da una composizione rivolta alla meditazione sulla morte prenderà, per contrasto, vita davanti agli occhi degli spettatori, accompagnata da una performance scenica curata dal regista italiano che più di ogni altro ha rivoluzionato il linguaggio teatrale sin dai suoi esordi alla guida della Societas Raffaello Sanzio.
La produzione, concepita per il Festival International d’Art Lyrique d’Aix en Provence, è frutto di una collaborazione di respiro internazionale, cui hanno preso parte La Monnaie/De Munt, Adelaide Festival, Theater Basel, Wiener Festwochen e Palau de Las Arts Reina Sofia di Valencia. Il direttore Raphaël Pichon condurrà l’orchestra del Teatro San Carlo e i solisti Giulia Semenzato, Sara Mingardo, Julian Pregardien, Nahuel di Pierro, affiancati dalla voce bianca di César Badault del Münchner Knabenchor e dall’ensemble vocale Pygmalion. In palcoscenico il Corpo di ballo del lirico napoletano, diretto da Clotilde Vayer, metterà in scena la coreografia elaborata da Evelin Facchini e la drammaturgia di Piersandra Di Matteo.
Romeo Castellucci, geniale costruttore di spettacoli di arte totale, ci ha abituato nel corso del tempo a regie che sortiscono sempre sorprendenti esiti drammaturgici, non ultima, in campo musicale, quella realizzata per il Don Giovanni diretto da Teodor Currentzis al Festival di Salisburgo nel 2021. Anche questa volta animerà il palcoscenico nella maniera più imprevedibile, scegliendo un movimento retrogrado, che parte dalla morte per approdare alla vita, rappresentata nell’ultimo quadro con un’azione che ha per protagonista un neonato, sovvertendo in maniera decisa le consuete interpretazioni dell’ultima composizione di Mozart. D’altra parte, fu Mozart stesso ad affrontare la morte partorendo, pur se incompleta, la sua ultima creatura, capolavoro musicale ritrovato di presso al letto in cui il genio di Salisburgo salutò definitivamente la vita consegnandosi all’eternità non solo ultraterrena e non stupisce che il regista abbia voluto cogliere proprio questo aspetto di una composizione destinata ad essere ascoltata da coloro che restano.
Angela Caputo