CAMPING è il nome di una roulotte, ferma dagli anni Novanta davanti al lago di Memphremagog nel Vermont (USA), meta nel tempo di appuntamenti settimanali di tre amici da sempre.
Si beve, si pesca, si accende il fuoco, si guardano le stelle, si parla del presente e magari si immagina un futuro ricco di aspettative. Ethan, Sean e Brian e poi di Elisabeth, la compagna di uno di loro, sono lì appena possibile, nella pace della natura che rende l’evasione temporanea dagli affannosi impegni, piacevole e rilassante, in un rituale che rassicura e rinsalda l’adolescenziale sodalizio.
Un luogo ideale per vivere ma anche per chiudere il ciclo e darsi la morte. Sì perché in fondo, come dice Charlie Brown tutti dobbiamo morire (Snoopy gli risponde sì, ma gli altri giorni no), e nel frattempo dovremmo impegnarci per condurre una buona esistenza, degna, non dico nobile, ma giusta.
Ma cosa accade quando il destino non ti concede il tempo, la pienezza di una esistenza imperfetta per tutti, ma vissuta a lungo, quando un banale mal di testa ti condanna ad una fine orribile? Quando hai trovato anche l’amore e aspetti un figlio, e sai che non lo vedrai crescere e sorriderti? E quando devi decidere di non lasciare fare alla natura, che ti ha già fatto dei regali ma non quello di lasciarti invecchiare in salute? Quando devi far sì che il tuo corpo non sia martoriato da cure inutili? La vita, talvolta, non ti concede che tutto finisca con dei bei ricordi legati ad un luogo magico: i tre amici dovranno affrontare una sfida dolorosa per chi rimane e per chi sceglie di andare via ancora senziente e non imbottito di morfina.
Questa la trama dello spettacolo Camping di scena al teatro Genovesi di Salerno domenica 10 aprile 2022 proposto dalla compagnia Ronzinante di Merate che affronta con toni colloquiali lo spinoso tema dell’eutanasia ad oggi più che mai affrontato e discusso, argomento che inevitabilmente solleva questioni religiose, etiche, libertarie e giuridiche. Qui non ci inoltriamo nel dibattito, ognuno dovrà trovare la risposta secondo la propria coscienza ma apprezziamo che un pezzo teatrale porti alla riflessione del pubblico da una parte il riconoscimento del carattere sacro della vita umana, dall’altra la necessità di individuare il confine etico di un gesto che pone fine all’esistenza.
Il testo è di Lorenzo Corengia che è anche uno degli interpreti sul palco, ed è strutturato in una sorta di puzzle di fotogrammi, gesti, emozioni minimali e forse per questo l’andamento complessivo della messa in scena risulta a tratti lento. Ad affiancare l’autore ci sono Valentina Bucci, alle prese con il microcosmo maschile tutto aneddoti, birre e ricordi e Giuliano Gariboldi, Emiliano Zatelli che completano il trio amicale di vecchia data.
Complice la scenografia di Francesco De Anna, Andrea Cedraro, e la playlist musicale, gli attori evocano ora la spensieratezza e l’oziosità di giorni sereni, ora i dubbi, il dolore, la tristezza di dover accompagnare l’amico verso una scelta senza ritorno.
La conduzione registica asseconda lo scorrere dei vari momenti suggeriti dal testo e gli interpreti riescono con una recitazione naturale ad avvincere la platea che al termine ha applaudito a lungo, creando il climax adeguato per l’epilogo coraggioso e inquietante.
Dadadago