Due romanzi, “L’Arcano Maggiore” (Ed. Una vita di stelle Library, 173 pag.) e “Il Segno Svelato” (Ed. Una vita di stelle Library, 297 pag.) di Rino Margiasso, il quale ama condurre il lettore in territori narrativi dai contorni volutamente poco definiti e che tendono a “contaminare” i fatti, gli accadimenti del reale con rimandi interpretativi che sconfinano nell’irrazionale e nel simbolico.
Ciò detto, la realtà di ciò che accade nella trama e nell’intreccio non trova scioglimento se non si considera il fatto che Pietro, il protagonista di entrambe le opere, può contribuire a risolvere gli enigmi e i misteri di efferati assassinii, inspiegabili servendosi di metodi indagativi razionali e scientifici, e che lui, e solo lui, può dipanare in virtù di percezione altra.
Tutto ruota intorno alla vita normale, comune di Pietro una persona qualsiasi che si muove tra casa, lavoro, in una Roma che appare in penombra ed in una Napoli che apre agli affetti ma esaspera i sentimenti, anzi li affina.
Pietro sembra quasi un “eletto”, un “vate”, un “designato” a svelare verità talmente nascoste che sfuggono ai più esperti indagatori.
Pietro vive, sogna ed interpreta simboli, immagini, apparizioni con un metodo conoscitivo che solo in lui diventa “appercezione” e quindi conoscenza chiara e distinta di quanto vi è “dietro lo specchio” di un apparente veritiero disvelamento delle cause del male con il quale, suo malgrado, impatta. Ed è proprio la dimensione onirica, quando la percezione del reale è attenuata dallo stadio fisico di dormiveglia, che a lui, e solo a lui, regala visioni imprevedibili con le figure dei tarocchi: la Regina, l’Imperatrice cattiva e prepotente, il Bagatto – la figura per eccellenza istrionesca, di poco conto e soprattutto mutevole. E’ in questo stadio, quasi catatonico, sfuggito al controllo della ragione che Pietro, rifacendosi all’interpretazione di quei simboli nel gioco dei tarocchi, coglie, con il suo particolare “sesto senso”, quanto sfugge ai più provetti funzionari che indagano sui crimini.
Una miriade di personaggi, definiamoli normali, si muovono in ambiti normali, vivono una vita normale di lavoro e di relazioni tanto da dare l’impressione che nessuno sia il doppio di se stesso quasi a negare il gioco del dottor Jekyll e mister Hyde.
Nessuno percepisce di alcuno l’ “ombra”, l’ “alone”, l’ “aureola” con la quale tuttavia ognuno si muove nel mondo.
Solo Pietro sa “leggere” ciò che agisce dietro a taluni personaggi che, inaspettatamente per tutti, si riveleranno la chiave di volta delle vicende.
Pregevole lo scorrimento narrativo di tutti e due i romanzi che ci introducono all’interpretazione di segni e immagini propri dell’esoterismo, il tutto in uno scorrere apparentemente sereno, di vite perfettamente integrate nel sistema, con impegni di attività lavorativa e relazionali anche invidiabili.
Spiace che la lettura sia volte ostacolata da refusi tipografici, che un editing accorto avrebbe potuto rimuovere a tutto vantaggio di una godibile narrativa.
Guglielmina Di Girolamo